Il drammatico declino della biodiversità al Lago Trasimeno in uno studio di Franco Pedrotti: in 50 anni, ha perso quasi tutta la sua flora acquatica.
Il Lago Trasimeno, situato nel cuore dell’Umbria, è da sempre un luogo di straordinaria bellezza naturale, con una ricca storia ecologica e una flora unica che ne faceva un ecosistema di notevole valore. Da un recente studio pubblicato dal professor Franco Pedrotti, emerito dell’Università di Camerino, emerge una drammatica verità, che è destinata a tracciare un solco forse irrecuperabile.
Difatti, nel corso degli ultimi cinque decenni, il lago ha visto la quasi totale scomparsa della sua vegetazione acquatica, riducendosi a una distesa d’acqua inquinata, priva della biodiversità che un tempo lo caratterizzava. La ricerca, pubblicata nei “Cahiers de Braun Blanquetia”, diretti dallo stesso Pedrotti, è sconvolgente e dai contenuti davvero catastrofici.
Lo studio intitolato “La catastrofe ecologica del Lago Trasimeno (Umbria, Italia Centrale)” analizza, grazie a un meticoloso lavoro di confronto tra rilevazioni effettuate nel 1977, 2012 e 2023, l’evoluzione della vegetazione del lago. Utilizzando carte dettagliate e fotografie, Pedrotti illustra con chiarezza il tragico declino della biodiversità del lago.
Nel 1976, quello che è considerato uno dei laghi più belli d’Italia vantava una flora composta da 80 specie vegetali e 57 associazioni vegetali. Una ricchezza straordinaria che rappresentava un equilibrio tra diverse componenti ecologiche e un habitat vitale per molte specie animali. Ciò che risulta incredibile è che ancora nel 2012 la biodiversità del lago era presente e poco differiva da quella dell’analisi del 1976.
L’ultima rilevazione, effettuata nel 2023, ha restituito un quadro disarmante: sopravvive una sola specie floristica, il Phragmites australis, e una sola associazione vegetale, il Phragmitetum vulgaris, ossia i canneti. Tutto il resto è scomparso. In pratica, il lago non è vissuto da quasi nessuna specie vivente vegetale.
La perdita di biodiversità vegetale al Lago Trasimeno non è solo un problema estetico o scientifico, ma un vero e proprio disastro ecologico. Le 80 specie acquatiche e le 57 associazioni vegetali elencate nel 1976 non erano semplici elementi di un catalogo botanico, ma parti integranti di un ecosistema interconnesso. La loro scomparsa ha conseguenze devastanti.
Innanzitutto, la vegetazione acquatica gioca un ruolo cruciale nel filtrare l’acqua e mantenerne l’equilibrio chimico. La perdita delle specie vegetali contribuisce a un aumento dell’inquinamento e a un peggioramento della qualità dell’acqua. Inoltre, piante acquatiche costituiscono rifugi e aree di riproduzione per molte specie animali, dai pesci agli uccelli acquatici. Senza di esse, la fauna locale è a rischio di estinzione o migrazione.
Conseguenze importanti anche per il settore turistico: ancora oggi il Lago Trasimeno è una meta turistica amata per la sua bellezza e biodiversità. La scomparsa di questa ricchezza naturale potrebbe compromettere il valore turistico della zona, con ripercussioni economiche per le comunità locali.
Poco più di un decennio, in proporzione alla storia del mondo, è davvero un attimo ed è bastato praticamente un attimo per combinare questo disastro con pochi precedenti. Per il professor Pedrotti, ci sono diverse concause, a partire dall’aumento delle attività umane attorno al lago, compresa l’agricoltura intensiva e lo sviluppo urbano, che ha introdotto sostanze inquinanti che hanno alterato l’ecosistema.
L’innalzamento delle temperature e le variazioni nei regimi delle piogge hanno contribuito a destabilizzare l’ambiente del lago e anche la politica avrebbe giocato la sua parte: l’assenza di interventi di conservazione e gestione adeguati ha permesso che il declino ecologico proseguisse senza controllo. L’autore dello studio denuncia sottolinea che i provvedimenti si sono limitati a politiche di protezione superficiali, senza sviluppare strategie concrete per la conservazione e la gestione attiva dell’ecosistema.
Proteggere un ecosistema non significa soltanto delimitare confini e vietare alcune attività, ma richiede un approccio olistico: di fronte a un quadro così catastrofico, il professor Pedrotti sottolinea che è ancora possibile intervenire per tentare di recuperare, almeno parzialmente, l’ecosistema del lago. Lo si deve fare con una serie di azioni, come reintrodurre specie vegetali autoctone e creare condizioni favorevoli per il loro sviluppo.
Questo richiede un impegno immediato e coordinato tra istituzioni, ricercatori e comunità locali, volto anche a implementare misure più rigorose per il controllo delle attività inquinanti nelle vicinanze del lago, approfondire le dinamiche ecologiche del lago per identificare soluzioni innovative e confrontarsi anche a livello internazionale con chi ha già avuto a che fare con simili disastri.
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