Fra le tante abitudini da poter adottare per un mondo più sostenibile emerge nelle ultime settimane quella di usare il latte sintetico, senza cioè ricorrere agli animali.
L’alternativa proposta è più sostenibile rispetto al latte vaccino non fosse altro perché non richiede il ricorso ad allevamenti intensivi, foraggio e pascolo per il mantenimento degli animali da cui solitamente il latte si ricava. Presto nei supermercati potremo ritrovarci a fare i conti con il “latte sintetico“, più ricco di calcio rispetto al latte animale e sicuramente più rispettoso dell’ambiente.
Ma come si produce il latte sintetico? E’ affidabile? In Italia la novità ancora non è sbarcata, tuttavia il latte sintetico è già in commercio in alcuni paesi degli Stati Uniti. Il procedimento con il quale viene ottenuto si chiama “fermentazione di precisione” e grazie ad essa si ottiene una sostanza molto cremosa dalla consistenza e dall’aspetto simile al latte. Questo “latte” sarà anche predisposto a fare la schiuma, proprio come il latte delle mucche.
Gli Stati Uniti tuttavia non sono i soli a fare uso di latticini di origine non biologica ma artificiale. Anche in Israele circolano sul mercato alimenti come mozzarella e latte. L’Australia parla invece della commercializzazione del latte sintetico entro il 2023. Le proteine in polvere presenti in questi tipi di latticini non sono di origine animale bensì vengono ricavate da microrganismi. Parliamo della fermentazione di precisione.
Il processo di fermentazione parte dal lievito che fermentando produce le stesse proteine presenti nel latte vaccino. Ottenuto il composto proteico vanno aggiunti alla miscela sali minerali, zuccheri, grassi e aromi che condurranno poi al prodotto finale. Sostituendo con il latte sintetico quello vaccino sarà possibile ridurre sensibilmente le emissioni di metano e quindi incentivare la pulizia dell’atmosfera.
Negli Stati Uniti il latte sintetico sta già avendo un enorme successo stando alle stime del rapporto sul settore lattiero-caseario del 2019 del tank indipendente RethinkX. L’industria della fermentazione di precisione genererà numerosi posti di lavoro entro il 2030, l’unica pecca? I costi di produzione decisamente elevati.
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