L’Università del Minnesota ha prodotto uno studio che renderà poco felici tutti i consumatori di latte vegetale. Di cosa si tratta.
Che cos’è il latte vegetale? In realtà non ha nulla a che vedere con il latte di mucca o di capra, se non per l’aspetto esteriore, la densità ed il colore. Ed il modo in cui viene conservato e posto sui banchi del supermercato. Il marketing dei prodotti di alimentazione di origine non animale spesso e volentieri replicano il packaging degli alimenti a base di carne, pesce uova o latticini. Questo per rendere evidente al primo sguardo che si tratta dello stesso prodotto, ma senza che gli animali non vengano coinvolti in alcun modo.
In realtà il latte vegetale è in questo senso un’invenzione pubblicitaria. Si tratta di bevande a base di soia, di avena, di mandorla. Con ovvie proprietà nutritive differenti. A differenza di quello che molte persone pensano, il latte vegetale è di grandissima diffusione, consumato da un terzo della popolazione mondiale. Questa stima presumibilmente è riferita principalmente ai paesi cosiddetti sviluppati.
Alcuni esperti di alimentazione dell’università del Minnesota hanno confrontato il latte di origine vaccina con i prodotti a base di soia, mandorla, avena. Dai risultati è emerso che il 90% di queste bevande contengono proprietà nutritive inferiori rispetto al latte di origine vaccina.
In particolare, si parla di una carenza di vitamina D a cui possono andare incontro le persone che non consumano latte di provenienza animale. Le motivazioni per cui una grande pletora di popolazione sceglie il latte vegetale possono essere le più disparate. Dalla intolleranza al lattosio, alla dieta vegana, a scelte alimentari individuali. Ovviamente coloro che sono intolleranti al lattosio non hanno alternative, dunque è preferibile in questi casi assumere degli integratori di vitamina D per evitare che insorga una carenza importante. Inoltre è sempre preferibile prima di un acquisto controllare gli ingredienti sul retro etichetta, per verificare che non ci siano eccessi di zuccheri artificiali.
Soltanto nell’ultimo decennio le accortezze mediche hanno iniziato a dare importanza alla vitamina D. Essa è un importante indicatore della salute dell’individuo, specialmente per quanto riguarda l’apparato scheletrico. Chi ha insufficienze gravi di vitamina D può andare incontro a patologie come l’osteoporosi, specialmente in età avanzata. Per incrementare la vitamina D, non è necessario riprendere a bere latte, si può semplicemente assumere degli integratori e passare qualche ora del giorno in più sotto al sole. L’esposizione alla luce solare incrementa la produzione di questa vitamina, la cui importanza è stata riconosciuta solo recentemente, ma su cui tutta la comunità medica concorda.
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