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Agricoltura e Allevamento

Le condizioni di vita delle galline ovaiole negli allevamenti intensivi: un’agonia che logora ogni sensibilità

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Un’indagine fa luce sull’agonia che le galline ovaiole sono costrette a subire all’interno degli allevamenti intensivi.

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Galline allevate nella sofferenza (Ecoo.it)

Gli attivisti dell’associazione animalista Anima International hanno documentato l’agonia delle galline ovaiole all’interno di alcuni allevamenti intensivi, in particolare in quello che è considerato il più grande capannone d’allevamento in Europa.

Si trova in Polonia, ed è lo stabilimento che produce e commercia più uova nel Vecchio Continente. Qui, i poveri animali vivono in pessime condizioni, una condizione che logora ogni sensibilità.

Gli allevamenti intensivi in Polonia, documentati maltrattamenti ai danni delle galline ovaiole

Galline ammassate in gabbia (Ecoo.it)

Maltrattamenti, irregolarità, limitazioni, sporcizia, questo è il prezzo delle nostre uova. La documentazione fornita da Anima International mette i brividi, e ancora una volta fa riflettere sull’inferno degli allevamenti intensivi, eticamente scorretti, luoghi dell’orrore, di sofferenze e di atrocità, che andrebbero chiusi definitivamente.

Tra l’altro, come ormai sappiamo, oltre a procurare la sofferenza degli animali, sono fortemente inquinanti per l’ambiente, nonché fonte di diffusione di pericolose malattie.

Galline ammassate e tenute in gabbie strettissime, impossibilitate persino a muoversi, e che presentano profonde lesioni, stress e comportamenti autolesionistici. Talvolta, per esigenze di spazio, le galline si uccidono a vicenda e, in certi casi, addirittura si notano episodi di cannibalismo. Inoltre, le condizioni igieniche sono tremende, con cadavere ammassati, sangue, pulci che infestano tutto.

Le condizioni in cui vivono gli animali nel più grande allevamento intensivo di galline in Europa sono assurde (Se è per questo, la LAV ha scoperto condizioni pietose anche in tanti allevamenti italiani). L’indagine, avvenuta alla fine della scorsa primavera, mostra l’orrore ai danni di poveri animali.

Le investigazioni hanno subito fatto scattare la denuncia. L’azienda si è difesa, assicurando che il benessere dell’animale è una cosa fondamentale, e che rispetta tutte le regole imposte dalla UE. Ma le immagini parlano chiaramente e mettono i brividi.

La sofferenza degli innocenti per una produzione sfiancante

Il materiale raccolto dimostra che dentro questo allevamento, il benessere degli esseri viventi è calpestato, e che c’è soltanto morte e violenza. Le galline sono stressate, malnutrite, magre e spesso prive di piumaggio, sono deboli per via dei ritmi di produzione. Le galline che cedono sono prese di mira dagli altri, vengono beccate e uccise. È una lotta per la conquista di maggiori spazi, vince il più forte.

A causa del poco spazio e dell’assenza di un suolo, visto che le galline vivono in gabbia, i loro arti sono deformati. Purtroppo, all’interno di questo allevamento intensivo, così in ogni allevamenti intensivo al mondo, non c’è angolo di pace o di benessere.

Inoltre, non c’è nemmeno assistenza medica, dato che l’azienda è sprovvista di veterinari. Ogni giorno, gli esemplari morti sono centinaia.

È importante far luce su queste atrocità, intervenire con severe multe e restrizioni da parte della Comunità Europa, ed è importantissimo sensibilizzare tutti i cittadini sulla questione degli allevamenti intensivi. Gli allevamenti in gabbia devono assolutamente essere aboliti, ne va della salute degli animali, e ne va della nostra salute, dato che ci cibiamo di queste sofferenze.

Si può fare qualcosa per bloccare questo inferno

Cadaveri di galline (Ecoo.it)

La Polonia è il paese europeo in cui si trovano le maggiori aziende che allevano galline in gabbia. È arrivato il momenti di dire basta con queste crudeltà, in qualsiasi Nazione.

Eppure, nonostante gli appelli in tutta le associazioni animaliste (Animal Protection, Animal Equality, ENPA, LAV e altre), e la nascita dell’iniziativa europea End the Cage Age (Fine dell’era delle gabbie), l’Italia non ha investito mezzo centesimo per bloccare le gabbie negli allevamenti intensivi.

Nel frattempo, è nata una petizione, lanciata da Anima International, per combattere le gabbie negli allevamenti di galline ovaiole, che fino ad ora ha raccolto oltre 200 mila firme. Si può firmare la petizione su questa pagina. Nel nostro piccolo, cosa possiamo fare?

Quando andiamo a fare la spesa, cerchiamo di controllare bene la provenienza delle uova, e cerchiamo soprattutto di acquistare uova provenienti da allevamenti a terra, dove le galline sono allevate libere. Oppure, rinunciare alle uova vere e assaggiare le uova vegane, che offrono una valida alternativa.

Cerasi Andrea

Romano, laureato in Lettere all'Università La Sapienza di Roma, è autore di romanzi e saggi. Appassionato di ambiente e di sostenibilità, amante della natura e degli animali.

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