I mutamenti climatici hanno degli effetti sulla montagna. Volkmar Mair, direttore dell’ufficio geologico della Provincia, a questo proposito ha chiarito:
“Al di sopra dei 2.500 metri di quota i crolli sono destinati ad intensificarsi a causa dello scioglimento del permafrost, cioè il ghiaccio che riempie i crepacci, quel terreno che ad alte quote era perennemente sotto zero e faceva da collante per la struttura fragile delle guglie di roccia dolomitica.”
Il cuore delle Alpi, le Dolomiti, sono a rischio inquinamento e a questo problema si aggiunge quello dei crolli, anche se gli esperti spiegano che si tratta di un fenomeno con il quale dobbiamo imparare a convivere come naturale processo di cambiamento del paesaggio, che affronta innalzamenti e disgregazioni.
Bisognerebbe rendersi conto che tutti i fenomeni naturali fanno parte di un unico ecosistema fatto di reciproche interazioni. Basti pensare a questo proposito che anche le polveri del deserto influenzano i mutamenti climatici, in una catena di condizionamenti, che a sentire i suoi effetti anche sulle Dolomiti.
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