Le mascherine sono comparse in Italia e nel mondo occidentale da poco più di due anni. Nonostante ciò, la loro presenza è ormai una consuetudine. Ma purtroppo non solo sui volti di chi le indossa, ma anche come rifiuti abbandonati, specialmente in spiaggia. I dispositivi di protezione personali, quali guanti e mascherine, sono composti principalmente di plastica, nemico giurato dell’ambiente. Per ora non sono sul mercato mascherine di plastica riciclata o riciclabile, ma non è escluso che ci si arrivi.
Il problema principale è il comportamento individuale. Le mascherine sono fragili, si rompono facilmente e devono essere sostituite spesso per essere davvero una protezione efficace. Ma questo non è un buon motivo per abbandonarle dove capita. Esiste una legge, non rispettata e soggetta a pochi controlli, che sanziona chi abbandona i rifiuti, di qualunque tipo.
Se questa pratica viene messa in atto in spiaggia o nelle acque, la sanzione raddoppia ed arriva a 300 euro. Purtroppo non solo sono rari i casi di controllo della flagranza, ma la maggior parte delle persone ne è all’oscuro. Certo, sarebbe molto più confortante non dover ricorrere alla punizione per correggere un comportamento lapalissiano. Ma sembra sia necessario.
Mascherine, tra i rifiuti più inquinanti dei mari
Sarà capitato a chiunque di “inciampare”, anche non volendo, in immagini di pesci spiaggiati pieni di plastica nello stomaco o di delfini intrappolati nelle buste. Ebbene, la nuova frontiera sono le mascherine. La campagna Clean Up The Med, coordinata da Legambiente Onlus, nella settimana tra il 13 ed il 15 maggio ha promosso attività di pulizia sui litoranei di 17 Paesi del Mediterraneo: Italia, Albania, Algeria, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libano, Libia, Malta Marocco, Portogallo, Spagna Tunisia, e Turchia. Oltre 600 volontari, dai 7 agli 80 anni, si sono prodigati per rimuovere i rifiuti dalle spiagge, che inevitabilmente sarebbero finiti in mare. In un sono week end sono stati raccolti 1.176 Kg di rifiuti, superiori ad un quintale.
E la scoperta, che non ha eccessivamente stupito, è stata l’altissima presenza di mascherine abbandonate. Il 65% dei rifiuti ritrovati e prontamente rimossi sono stati di plastica. Tra cui spiccano bottiglie e bottigliette, mozziconi di sigaretta, tappi, bicchieri di plastica, frammenti eterogenei di plastica. E le mascherine hanno fatto la loro bella figura, presentandosi in oltre il 45% dei litoranei ispezionati.
Senza dubbio una normativa è necessaria a tutelare le spiagge e la fauna marittima. Ma soprattutto ciò che è necessario mutare è il comportamento individuale, vittima del fraintendimento per cui se non c’è la flagranza, e l’abbandono dei rifiuti viene fatto nell’anonimato, è come se non fosse messo in opera. Troppo comodo. E troppo vile.