Legambiente lancia l'allarme: la sostenibilità ambientale messa a rischio dalle bombe chimiche

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Risalgono ai tempi della Seconda Guerra Mondiale eppure sono ancora lì: sono le bombe chimiche che minacciano la sostenibilità ambientale del nostro territorio, mettendo a rischio interi ecosistemi urbani e lo stato di salute di molti incuranti cittadini. Legambiente lancia l’allarme sulle mancate bonifiche e sui rischi -ad oggi ancora molto concreti- che si estendono lungo tutto il Belpaese, dal Golfo di Napoli al basso adriatico passando per la provincia di Frosinone e il lago di Vico.

In Italia non c’è area risparmiata dall’inquinamento ambientale -solo qualche giorno fa vi davamo conto delle drammatiche conseguenze dell’eternit-, e ora sono ancora le conseguenze delle guerre a incombere sul nostro paese. Non sono tutti già noti i siti potenzialmente dannosi, molti l’associazione per l’ambiente è riuscita a scoprirne grazie ad un’accurata indagine sui documenti militari. La situazione, però, continua ad essere ancora poco chiara, dato che sembra ancora lontana l’esatta individuazione e la portata delle emissioni tossiche. Quello di cui si è certi, però, è che l’impatto ambientale sta lentamente ma inesorabilmente avvelenando il territorio: arsenico, il gas asfissiante fosgene e l’iprite, liquido irritante, sono solo alcuni dei composti che sono presenti in queste aree.
Si tratta di 30.000 ordini nel sud dell’Adriatico, solo 10.000 tra il porto di Molfetta e l’area nord di Bari, dove oltre agli ordigni inesplosi della Seconda Guerra Mondiale si sono aggiunti quelli del conflitto in Kosovo. Non è solo la Puglia -che ha investito un budget significativo per il ripristino degli animali marini– a essere vittima di un tale degrado. Anche l’area del pesarese risulta essere fortemente colpita: la storia ci dice che un treno con 84 tonnellate di arsenico furono buttate in acqua, e l’area non fu mai bonificata, mentre a Napoli l’emergenza la dà il fosgene, nella zona del Golfo e dell’isola di Ischia. Sembra tutto così lontano da noi, impensabile nel 2012, eppure è reale, e per queste mancate modifiche, per il continuo silenzio, si muore ancora.
photo: gluemoon

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