Sintomi e cura della leishmaniosi del cane: la differenza con quella umana e l’attenzione da prestare a un particolare insetto.
Ci accorgiamo che il nostro cane manifesta una serie di sintomi dei quali non riusciamo a capirne bene la causa, come dermatite, perdita di pelo, ipercheratosi dei cuscinetti delle zampe o del naso, ulcere o noduli? Forse è il caso di rivolgersi al veterinario, il quale potrebbe darci una diagnosi poco piacevole.
Infatti, questi sono sintomi della leishmaniosi canina, una patologia molto grave: sebbene sia una malattia che in passato è rimasta in secondo piano, quasi silente e se ne parlava davvero poco, questa causa purtroppo un’elevata mortalità tra i nostri amici a quattro zampe.
Questa malattia infettiva e contagiosa causata dal parassita Leishmania Infantum è oggi uno dei principali fattori di rischio per i nostri animali domestici. Approfondiremo il tema della leishmaniosi canina, soffermandoci sulle seguenti tematiche:
Insieme a borelliosi, scabbia, rabbia e leptospirosi, la leishmaniosi è una delle malattie comuni che può affliggere un cane, ma non tutti sono consapevoli della manifestazione di questa patologia. Si tratta di una malattia seria, per cui ai primi dubbi sullo stato di salute del vostro amico a quattro zampe, rivolgetevi immediatamente al vostro veterinario di fiducia.
Questa malattia si manifesta in diverse forme, sebbene la più comune sono le lesioni cutanee che il cane sviluppa. Inoltre, altri campanelli d’allarme per i nostri animali domestici sono la perdita di peso, nonostante un normale o aumentato appetito, ovvero una perdita di appetito e un rifiuto totale del cibo. Dobbiamo anche preoccuparci della letargia del nostro inseparabile Fido.
La leishmaniosi, dunque, provoca progressivi danni al cane, ma è importante rendersi conto delle prime manifestazioni della malattia, agire per tempo e verificare anche in maniera autonoma, ma immediatamente dopo con l’ausilio di un professionista, ovvero un veterinario, se quelle manifestazioni corrispondono poi ai sintomi veri e propri della patologia.
Non sempre è presente la febbre, mentre un sintomo molto diffuso è l’ipercheratosi, ovvero una manifestazione cutanea che causa un ispessimento dello strato corneo dell’epidermide: questa è visibile nei cuscinetti sotto le zampe o sul naso. Altri sintomi comuni sono le zampe gonfie, problemi articolari od oculari, sangue dal naso, ma non solo.
Possiamo capire che il nostro cane ha un problema anche se si manifestano polifagia, aumento dei linfonodi esplorabili, onicogrifosi, vale a dire un allungamento sproporzionato delle unghie, ulcere cutanee che non guariscono, dermatite che provoca forfora. Chiaramente, a causa della malattia, i linfonodi si possono poi ingrossare.
A oggi, non esiste una vera e propria cura per la leishmaniosi, ma se questa viene scoperta per tempo è possibile, attraverso una serie di terapie, garantire al nostro animale domestico una vita tranquilla. Chiaramente, ancora una volta va ribadita la necessità di rivolgersi al veterinario e sicuramente questa patologia non può essere minimamente contrastata con rimedi naturali.
Solitamente, vengono impiegati questi principi attivi per fermare il progredire della malattia: antimoniato di meglumina che viene somministrato per via sottocutanea; miltefosina, da somministrare per via orale; allopurinolo, anche questo attraverso il cavo orale; infine il Domperidone, principio attivo che il cane assume per bocca.
Quello che deve essere chiaro è che non ci sono farmaci in grado di eliminare i parassiti che la causano, ma si tratta di trattamenti sintomatici che tengono sotto controllo la malattia.
Importantissimo è dunque fare prevenzione, ovvero utilizzare collari o antiparassitari in generale che possono evitare il contagio. Ancora una volta, non fate da voi: i cani di taglia grande, ad esempio, hanno bisogno di accortezze diverse rispetto agli altri.
La leishmaniosi è causata dal parassita Leishmania: questo viene trasmesso attraverso la puntura di zanzare infette del genere Phlebotomus, comunemente noti come pappataci.
Si tratta di insetti che fino a qualche tempo fa erano particolarmente diffusi nel Centro e Sud Italia, in ambienti quasi sempre rurali o sulla costa, mentre negli ultimi anni cambiamenti e migrazioni hanno fatto sì che si diffondessero praticamente in tutta la Penisola.
Particolare attenzione va prestata nelle ore notturne, dal crepuscolo all’alba, perché questi insetti sono ematofagi notturni. Il pappatacio punge un cane sano e inietta il parassita attraverso la saliva, direttamente nel sangue, successivamente questo parassita si moltiplica all’interno del corpo, colpendo la pelle, il fegato, la milza, il midollo osseo e i linfonodi.
Molti credano che i pappataci colpiscano maggiormente i cani a pelo corto, perché hanno più facilità nel raggiungere la pelle, piuttosto che con un cane a pelo lungo e ispido. Si tratta di una vera e propria fake news, in quanto questi insetti non hanno una particolare predilezione per una tipologia di cane rispetto a un altro.
Altra bufala molto diffusa è quella che riguarda il contagio che passa dal cane all’uomo: va detto che anche gli esseri umani possono contrarre il parassita della Leishmania infantum, ma questo contagio deve essere diretto. La puntura di zanzare infette del genere Phlebotomus, dunque, può causare la leishmaniosi anche nell’uomo, con sintomi come sintomi come febbre, ulcere cutanee o ingrossamento dei linfonodi.
A oggi, non viene considerata una malattia grave per gli esseri umani e tendenzialmente si cura nelle forme più lievi, applicando creme o iniezioni, in quelle più gravi con una terapia a base di farmaci. Se dunque il vostro cane ha la leishmaniosi, preoccupatevi per lui perché non è possibile che vi contagi, allo stesso tempo non è possibile il contagio da uomo a uomo. Non essendo virale, infine, la malattia non si trasmette da cane a cane.
Abbiamo sottolineato come non esista una cura contro questa patologia, almeno per quanto concerne i cani, i cui fattori di rischio rispetto a un essere umano sono molto più alti: in ogni caso, con la prevenzione e con la diagnosi precoce, si fare in modo che il nostro amico a quattro zampe non corra rischi e che possa vivere una vita normale, convivendo con questo parassita.
Purtroppo, non sempre la malattia viene diagnosticata in tempo e a quel punto, per il nostro animale domestico il rischio che possa sopraggiungere la morte è molto elevato. Se la malattia viene diagnosticata dopo mesi o anni, dunque potrebbe già aver colpito organi vitali, l’aspettativa di vita va da poche settimane fino a circa 12 mesi.
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