Che cosa è successo a Lerici per aver mandato 70 bambini in ospedale dopo un tuffo in mare? Le analisi sull’acqua proseguono.
L’estate non si è di certo conclusa bene per i 70 bambini finiti in ospedale con sintomi di gastroenterite dopo aver frequentato le spiagge di Venere Azzurra e di San Terenzo, nel Comune di Lerici, in provincia di La Spezia. Il 1° settembre, infatti, la Asl locale ha suggerito al Comune di chiudere le spiagge al pubblico, almeno fino a quando non saranno conclusi gli accertamenti sulla qualità delle acque.
Il caso è nato in seguito alle numerose segnalazioni giunte al Primo Cittadino, Leonardo Paoletti, che ha subito disposto l’analisi delle acque, nonché lo sgombero e il divieto di accesso alle due zone balneari. Ad oggi, però, “tutte le analisi di Arpal sull’acqua hanno dato esito negativo e non sono stati riscontrati problemi“, ha affermato il sindaco. Il mistero diventa dunque sempre più grande!
In 70 bambini finiscono in ospedale ma ancora non si conosce la causa
Perché allora i giovani natanti si sono sentiti male e alcuni di loro, addirittura, sono risultati positivi anche al rotavirus? Al momento ancora non si ha una spiegazione e nei prossimi giorni si spera di giungere a una risposta. La situazione ha messo in evidenza l’effetto che le acque contaminate possono avere sulla nostra salute.
Da anni ormai l’associazione Goletta Verde si occupa di analizzare la qualità delle acque di mari, laghi e fiumi in Italia, fornendo rapporti accurati ogni anno. Sul loro sito si legge infatti: “insieme difendiamo il mare e i laghi da inquinamento, illegalità, fonti fossili e rifiuti“. Ma per il 2023 i risultati non sono stati positivi, basti pensare che su 262 punti balneari campionati lungo la costa della nostra penisola (per la precisione il 49% dei prelievi è avvenuto lungo foci di fiumi e il 51% al mare), il 36% è risultato oltre i limiti di legge in quanto a contaminazione da parte di agenti chimici o biologici.
Disinformazione: nessun cartello a indicare la qualità delle acque nei punti critici
Inoltre solo nel 15% dei casi è stato trovato il cartello informativo sulla qualità delle acque, ormai obbligatorio per legge da diversi anni. Nel 73% dei punti critici non vi era alcuna segnalazione, né tantomeno, nei casi più gravi, cartelli di divieto di balneazione. La disinformazione, in questo senso, è risultata capillarmente diffusa.