È sicuramente uno dei simboli principali di Napoli: dall’alto dei suoi 1232 metri, il Vesuvio veglia sulla città partenopea. Oggi andiamo a rivivere insieme gli avvenimenti dell’eruzione accaduta nel 6 Gennaio 1944.
L’abbiamo studiata a scuola o magari abbiamo visto documentari totalmente dedicati a lei. L’eruzione del 79 d.C. del Vesuvio è sicuramente una tappa importante nella storia d’Italia. Quell’evento ebbe una portata di intensità fuori da ogni immaginario riuscendo a distruggere ben due centri abitati abbastanza grandi per quell’epoca, ovvero Pompei ed Ercolano. Nonostante sia la più famosa, ovviamente non fu l’unica attività vulcanica che interessò il massiccio.
L’ultima eruzione del Vesuvio infatti è datata 6 Gennaio 1944, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. Essa fu un evento di portata mondiale tanto che il canale History Channel realizzò un documentario totalmente incentrato sulla vicenda, con il titolo ” Vesuvio: la furia di un vulcano“. Allo stesso modo, si consiglia la visione su Youtube dei video dell’eruzione ripresi dall’Istituto Luce.
L’eruzione del Vesuvio del 6 Gennaio 1944: la cronologia dei fatti
La vicenda inizia proprio il 6 Gennaio 1944 mentre gli aerei designati per la guerra sorvolano il Belpaese. Una frattura avvenuta sul fianco del conetto del vulcano determinò un forte incremento del flusso di lava in uscita. La fuoriuscita lavica scende sempre più a valle, in zone però non abitate. Per più di un mese e mezzo l’attività continuò, terminando solamente il 23 Febbraio. Il peggio però doveva ancora venire.
L’eruzione vera e propria, l’ultima fino ai giorni nostri, avviene il 18 Marzo 1944. Anche stavolta l’attività inizia con colate laviche che scendono a valle, giungendo a Cercola e distruggendo gli abitati di Massa di Somma e San Sebastiano. Il 22 Marzo però cambiò lo stile eruttivo: il vulcano tuonò e si aizzò una nube di ceneri alta più di 6 chilometri. L’intera giornata fu accompagnata da una grande dose di avvenimenti sismici. Sui centri abitati al di sotto si scagliarono lapilli e una quantità ingente di ceneri.
Vittime e cittadine più colpite
Sin dal giorno dopo, ovvero il 23 Marzo, l’attività eruttiva andò scemando fino a cessare del tutto il 29 dello stesso mese. Nell’area interessata le vittime furono 26, dovute soprattutto dalla ricaduta delle ceneri che fecero crollare numerosi tetti. Le cittadine più colpite dai depositi di materiali piroclastici furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera Inferiore e Superiore, Pagani, Poggiomarino e Cava. Al contempo gli abitanti di San Sebastiano, Massa di Somma e Cercola furono costretti all’evacuazione. La città di Napoli infine fu molto fortunata in quanto i venti spostarono d’altre parti le nuvole di ceneri e lapilli.