Questo invertebrato è sfruttato dalle industrie farmaceutiche per l’utilizzo del suo sangue. Ad oggi ci possono essere alternative che garantiscano il benessere animale.
Probabilmente sono in pochi a conoscere il limulo. Che non si riesce esattamente a definire animale. Esso è un artropode che vive nell’oceano, pur non essendo un pesce. Ha un aspetto molto primitivo, simile a come potremmo immaginare la fauna marittima all’epoca dei dinosauri. Il numero più cospicuo di esemplari si trova negli Stati Uniti, nello specifico tra la costa del Maine e la penisola dello Yucatan. Nonostante il suo nome comune in inglese contenga la parola granchio, forse a causa del fatto che è un invertebrato chelato, la sua specie è più strettamente imparentata con ragni, scorpioni e zecche che con i granchi.
La sua corazza lo fa sembrare impenetrabile e forte. Purtroppo non è così. Da decenni le industrie farmaceutiche sfruttano il sangue del limulo per utilizzarlo come reagente nei test di laboratorio o per inibire determinati batteri. La procedura non comprende l’uccisione dell’animale. Tuttavia si sollevano questioni sul benessere del limulo una volta che è stato deprivato del suo sangue e rigettato nell’oceano.
Nonostante sia un esemplare con delle funzioni corporee piuttosto semplici, il limulo ha un elemento che è davvero prezioso per i profitti delle industrie farmaceutiche: il suo sangue. Viene chiamato sangue blu non come cenno alla sua nobiltà, ma semplicemente perché esso, incolore all’interno del corpo del limulo, quando viene estratto, a contatto con l’ossigeno assume una colorazione bluastra.
Il sistema immunitario del limulo è in grado di riconoscere in maniera pressoché esatta i lipopolisaccaridi, componenti di alcuni batteri che sviluppano le endotossine, decisamente nocive per l’uomo. Dunque utilizzando il sangue estratto dal corpo del limulo come reagente, si possono individuare queste sostanze tossiche ed i batteri che le generano con molta facilità. A quanto pare il sangue del limulo è anche in grado di inibire la proliferazione del virus dell’HIV.
Nonostante il limulo venga rigettato in mare dopo l’intervento, si sollevano questioni sul benessere animale. Specialmente in un’epoca in cui la ricerca farmaceutica fa passi da gigante giorno per giorno. Possibile che non si sia trovata una soluzione alternativa che possa risparmiare l’estrazione del sangue di questo artropode? Dopo la scoperta delle proprietà del sistema immunitario del limulo, negli anni ’90 è stata davvero copiosa la sottrazione di queste specie dall’oceano. Al punto che oltre 15 stati statunitensi ne hanno limitato la cattura. Ad oggi sono stati messi a punto dei reagenti alternativi al sangue del limulo. Devono solo essere diffusi a largo raggio nell’industria farmaceutica, in modo da avvicendare il reagente organico con un prodotto sintetico, che in ogni caso garantisca la sicurezza per la salute umana.
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