La linea ferroviaria Torino-Lione, anche nota come TAV, suscita le proteste di gruppi ambientalisti e privati ormai da decenni: perché?
Il progetto di realizzare una linea ferroviaria che colleghi Torino (in Italia) a Lione (in Francia) è nato negli anni ’90 e si trova in fase di costruzione e continua riprogettazione a partire dai 2000. Il collegamento, abbreviato con la sigla TAV (treno ad alta velocità), prevede un tunnel ferroviario che scaverà le Alpi per 57,5 chilometri tra Saint-Jean-de-Maurienne e la Val di Susa.
Ma a fianco dei sostenitori del progetto, nel corso degli ultimi 20 anni, si sono schierati gruppi di detrattori che hanno messo in risalto le numerose problematiche legate alla TAV. Da qui è nato infatti il cosiddetto movimento No TAV, che protesta contro la costruzione della linea ferroviaria a causa del suo forte impatto sui beni comuni, sulla spesa pubblica, sulla politica e, soprattutto, sull’ambiente.
La sostenibilità dei cantieri legati alla TAV, in effetti, è stata più volte messa in dubbio dai dati raccolti durante o in seguito alla costruzione di alcuni tratti di collegamento. Tra gli elementi più problematici spicca ad esempio l’impatto sulle falde acquifere e il conseguente inquinamento dei bacini di acqua potabile, già provati dai continui episodi di siccità.
Sulla scia di ciò, tra il 17 e il 18 giugno scorsi si è tenuta una manifestazione di protesta contro la costruzione della lunga galleria, che finirebbe per interessare ben 16 punti di prelievo dell’acqua. E già negli anni passati i cantieri hanno provocato problemi ai bacini che riforniscono i numerosi paesi che sorgono tra Italia e Francia. In alcuni casi la portata dell’acqua è diminuita, come nel caso del bacino idrico di Quechula in Messico, in altri ne è peggiorata la qualità.
Nonostante i dati alla mano, alcune autorità si ostinano a voler negare o ignorare il problema. Un esempio è la Telt, la società 50% italiana e 50% francese che sta realizzando la Torino-Lione: secondo un portavoce “nessuna fonte di acqua potabile è mai stata prosciugata a causa dei lavori. Non ci sono impatti significativi sulla qualità dell’acqua e non vi è stato inquinamento“. Eppure questa relazione è manchevole di molti dati e riguarda solo 85 delle 101 sorgenti che bisognerebbe monitorare.
A ciò si aggiungono alcuni dati forniti dall’ingegnere geotecnico Jean Piraud, il quale ha stimato la presenza di 39 punti sensibili a rischio di prosciugamento, 17 dei quali fonti di acqua potabile. Dopo anni di lavori il collegamento tra la costruzione dei tunnel e della linea ferroviaria e il prosciugamento delle sorgenti d’acqua presenti sul percorso sembra essere inscindibile. Autorità governative e società di costruzione, tuttavia, affermano convintamente di aver operato e di operare nel pieno rispetto della legge e tenendo in grande considerazione la necessità di agire in maniera non impattante sull’ambiente.
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