Little Rock, incendio alla fabbrica di razzi: fu strage di operai – VIDEO

Uno dei più gravi incidenti sul lavoro della storia è sicuramente l’incendio alla fabbrica di razzi Titan avvenuto a Little Rock: 9 agosto 1965.

Una ricostruzione dell’incendio alla fabbrica di razzi Titan (screenshot video) – Ecoo.it

Ci sono incidenti sul lavoro che hanno fatto la storia anche del nostro Paese: si pensi a Marcinelle, dove il crollo di una miniera di carbone provocò oltre 250 vittime, per larga parte nostri connazionali, che erano in Belgio alla ricerca di un futuro migliore. Era l’8 agosto 1956 e ancora oggi nella memoria collettiva quell’incidente gravissimo è il simbolo delle condizioni in cui erano costretti a lavorare gli emigrati italiani all’estero. A onor di cronaca, va detto che nello stesso incidente morirono quasi 100 cittadini del Belgio. Fu proprio un italiano, Antonio Iannetta, a dare l’allarme: è uno dei pochissimi superstiti di quel disastro. Ma di incidenti gravissimi sul lavoro è piena la storia.

L’incendio alla fabbrica di razzi Titan di Little Rock: cosa è successo

La sala dove si è sviluppato l’incendio (foto pubblico dominio) – Ecoo.it

Nove anni e un giorno dopo, ovvero il 9 agosto 1965, un altro grave incidente sul lavoro lasciò il mondo senza parole: dal Vecchio Continente ci spostiamo negli USA, a Little Rock, nell’Arkansas. Qui un programma di modifica di alcuni razzi prodotti dalla Titan – e che ha lo scopo di apportare miglioramenti all’infrastruttura per aumentare l’affidabilità, la resistenza contro esplosioni nucleari e rendere più semplice la manutenzione – si trasforma in una nuova strage di operai. Durante questi lavori, più di 50 operai locali erano presenti sul sito, impegnati in varie attività: improvvisamente esplose un incendio devastante.

Erano le 13:09, quando l’operaio Gary Lay si trovava con altri 12 colleghi vicino a una scala di emergenza e percepiva un’improvvisa ondata di calore: questione di pochi attimi e viene travolto dalle fiamme. Al contrario di altri suoi colleghi si muove attraversando l’area dell’incendio per raggiungere la funivia. Nel frattempo, Hurbert Sanders, un altro operaio, percepì odore di fumo e lasciò l’area dove si trovava. Furono loro gli unici superstiti di un disastro che non ha avuto magari la stessa risonanza mediatica di altri incidenti sul lavoro, ma sulle cui gravi conseguenze c’è davvero poco da discutere.

Due minuti dopo l’esplosione, Lay e Saunders, che erano appunto gli unici sopravvissuti presenti nell’area attrezzature del silo e nel condotto di lancio, ovvero quella maggiormente colpita da quell’incendio, raggiunsero il centro di controllo del lancio. Lay aveva riportato diverse ustioni su mani e viso, mentre Saunders soffriva di inalazione di fumo. Un’ora dopo, il colonnello Charles Sullivan, comandante del 308° Space Missile Wing, richiese un conteggio fisico del personale presente nel sito che costruiva razzi Titan. A quel punto, gli fu comunicata la mancanza di 53 lavoratori.

Il bilancio del grave incidente sul lavoro a Little Rock

Cosa resta della fabbrica di razzi (screenshot video) – Ecoo.it

Quasi dieci ore dopo l’esplosione, il SAC Disaster Control Center confermò 53 vittime, con due sopravvissuti in ospedale: a quell’ora i corpi erano tutti recuperati, tranne uno. La 53esima vittima confermata di questo disastro, infatti, venne ritrovata cadavere all’alba del giorno dopo. I risultati della prima ispezione e le testimonianze dei sopravvissuti, del personale di soccorso e degli operatori medici che parteciparono al recupero delle vittime suggerirono che si era verificato un incendio intenso e breve ai livelli 2 e 3 nell’area delle attrezzature del silo.

Bastarono insomma pochi minuti perché 53 operai perdessero la vita in uno dei più gravi disastri sul lavoro del secondo dopoguerra negli USA, il più grave legato all’armamento atomico, “danni collaterali” della guerra fredda che si combatteva tra due blocchi contrapposti e che aveva visto qualche anno prima l’Unione Sovietica dovere fare i conti con l’esplosione chimica dell’impianto nucleare di Majak, uno degli incidenti nucleari più gravi della storia, anche questo poco ricordato e anzi tenuto nascosto dal regime per quasi vent’anni, fino alla seconda metà degli anni Settanta.