Nel 1992 in Nepal si consumò un incidente aereo che causò la morte di oltre 100 persone: un velivolo si schiantò contro una montagna poco prima dell’atterraggio.
Venerdì 31 luglio 1992, una data che è rimasta impressa nella storia per via di un terrificante disastro aereo avvenuto nei pressi di Katmandu, capitale del Nepal. Qui, un velivolo di linea si schiantò contro una montagna durante il volo.
L’aereo della compagnia Thai Airways International era partito da Bangkok (Thailandia) ed avrebbe dovuto raggiungere appunto Katmandu. Durante il volo, purtroppo, l’impatto che non lasciò superstiti. A perdere la vita tutte le persone a bordo, 113 in totale tra passeggeri e personale.
La dinamica dell’incidente
Il velivolo, partito dalla Thailandia alle 10:30 ora locale, circa due ore dopo fece ingresso nello spazio aereo del Nepal, dove sarebbe dovuto atterrare. Chi si occupava del controllo del traffico aereo, che non aveva in dotazione un radar, autorizzò i piloti ad una manovra strumentale da sud, nota come l’avvicinamento circolare VOR Sierra.
L’aereo a quel punto si trovava a dieci miglia a sud del VOR di Kathmandu ed i piloti contattarono nuovamente l’ATC, per segnalare un problema e richiedere una deviazione verso Calcutta. Non arrivò nessuna risposta e fu annullato l’invio fatto in precedenza. All’aereo fu concesso l’avvicinamento diretto alla pista 02, ma fu chiesto esplicitamente di dichiarare quando sarebbero arrivati a quota 2896 metri. I piloti in quel momento continuarono a chiedere lo stato di visibilità e i venti, queste domande non ricevettero nessuna risposta e fu dichiarato solo che la pista 02 fosse libera.
Le comunicazioni intercorse tra i comandanti e l’ATC – in quel momento sul posto un tirocinante poco esperiente – furono complicate anche per le difficoltà di lingua. Chi era al comando del velivolo domandò per ben quattro volte l’autorizzazione di virare verso sinistra, ma anche in quel momento nessuno rispose, così dichiarò una svolta a destra e una salita al livello di 6096 metri.
A quel punto fu un susseguirsi di situazioni complicate, il controllore che aveva il compito di gestire il volo, capì che l’aereo si stava dirigendo a sud e di conseguenza ricevette il permesso di raggiungere i 3505 metri. Purtroppo, però, i piloti abbassarono di nuovo quota e virarono di 360 gradi proseguendo in direzione nord superando l’aeroporto. Il velivolo, quindi, procedeva la rotta verso l’estesa catena montuosa dell’Himalaya.
L’equipaggio fu avvisato dal sistema di allarme, ma ancora una volta la scarsa comprensione giocò un ruolo cruciale e pochi istanti dopo l’aereo si schiantò contro una montagna, la zona teatro della sciagura era il Parco Nazionale del Langtang.
L’aereo si distrusse e quando i soccorsi giunsero sul posto non poterono fare altro che dichiarare la morte di tutte le persone a bordo: 113 tra personale di volo e passeggeri.
Le indagini dopo il disastro
Vennero, come di consueto, avviate le indagini per accertare le cause del drammatico schianto. Secondo gli investigatori, oltre alle incomprensioni tra chi si trovava sul velivolo ed il controllori del traffico aereo, a causare il disastro furono anche l’inesperienza di quest’ultimo e la scarsa padronanza dell’inglese a cui si unì anche la sua mancanza di iniziativa per cercare di rimediare al piccolo guasto che aveva subito l’aeromobile.