Il Collettivo Macao a Milano con l’occupazione della Torre Galfa ha richiamato l’attenzione su un fenomeno che riguarda molte zone della città di Milano, una città deputata allo sviluppo del settore terziario e che, in questa prospettiva, non tiene conto spesso della speculazione edilizia, con un impatto ambientale a dir poco forte. Quello sollevato da Macao è solo uno dei tanti problemi di questo genere che esistono a Milano.
Non dobbiamo infatti dimenticare che nella città esistono molti edifici vuoti, destinabili soprattutto ad uso del terziario. In questo senso spesso non si capisce quale sia la logica degli operatori immobiliari. Si tratta di un modo per mirare a facili guadagni, senza pensare alle conseguenze che la cementificazione indiscriminata può comportare?
In effetti il dubbio resta. È una logica che sfugge anche a quella del mercato immobiliare. Se ci sono tanti edifici vuoti che si potrebbero impiegare nel terziario, perché si continua a costruire? Un motivo potrebbe consistere nel fatto che questi edifici vuoti non siano più adatti al mercato stesso. Immobili quindi inutilizzabili, perché non rispondo a quei criteri standard a livello di impiantistica e di agilità che vengono richiesti attualmente.
È chiaro che per la collettività tutti questi spazi urbani costruiti, ma non utilizzati e non più utilizzabili rappresentano un danno, in quanto l’impatto ambientale è enorme. Si tratta di spazi urbani che potrebbero essere destinati ad altri usi, che magari potrebbero tenere conto in maniera più precisa della sostenibilità ambientale.
Presso la Torre Galfa c’erano anche dei cavi scoperti e dei pannelli di amianto. Il tutto abbandonato da tempo. Quanti altri palazzi a Milano giacciono in questo stato di abbandono, mettendo in pericolo la salvaguardia dell’ambiente e l’incolumità dei cittadini?
La questione è davvero complessa, perché, se si intravedono le colpe di una speculazione edilizia condotta senza mancanza di criteri, si rischia veramente molto. C’è il pericolo di progettare uno spazio urbano non imperniato sulla logica della vivibilità, ma del solo interresse economico.
Ed è chiaro che molto spesso la tutela dell’ambiente non va d’accordo con le speculazioni economiche, mettendo in crisi la possibilità di vivere e di sperimentare lo spazio urbano in modo ecocompatibile.
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