La discarica di Malagrotta, proprio nei pressi della Capitale, ha una storia travagliata che ha attraversato diverse ordinanze. A che punto ci si trova nel 2023
Probabilmente è noto a molti lo scandalo di Malagrotta, al termine del quale il proprietario dell’area, l’imprenditore Manlio Cerroni, ed altre persone coinvolte, sono state arrestate dalla sezione dei carabinieri che si occupa di crimini ambientali. La motivazione era “associazione a delinquere attraverso il traffico dei rifiuti”. Qualche tempo dopo sono stati scagionati, perché a parere del Tribunale “il fatto non sussisteva”. Nonostante l’esito finale, che su Malagrotta ci siano state una sequela di irregolarità e speculazioni è fatto accertato. Al punto che nel 2013 l’allora sindaco Ignazio Marino ed il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti hanno firmato per la definitiva chiusura della discarica di Malagrotta.
Che dopo 10 anni di inattività non è stata ancora messa in sicurezza. Si ricorda che l’area di Malagrotta, dove non solo è presente la discarica, ma anche altri centri di smaltimento rifiuti ospedalieri, è in crescita demografica. La popolazione dell’area, nonostante l’assenza pressoché totale di servizi, e la prossimità con l’ancora presente discarica, aumenta di anno in anno. Ed allora è ancora più importante che la discarica venga messa in sicurezza.
Nonostante numerosi ammonimenti, e successive sanzioni da parte dell’Unione europea comminate alla Regione Lazio, dal 1974 al 2013 la discarica di Malagrotta è rimasta aperta e funzionale, e soprattutto polo centrale di smaltimento e raccolta rifiuti. Ogni anno un commissario straordinario o un presidente della giunta regionale o comunale firmava la proroga al mantenimento della discarica. Rimandando il problema all’anno successivo. E così dal 2007 si è arrivati rapidamente al 2013. L’irregolarità della discarica era il mancato trattamento dei rifiuti prima di essere depositati. Con la conseguenza di formazione di sostanze tossiche che si liberano nell’aria e di percolato.
Ed ora si è deciso per la messa in sicurezza dell’area, che dopo 10 anni è ancora un cumulo di rifiuti. Gli accertamenti della ASL hanno individuato nella popolazione vicino alla discarica un aumento di patologie respiratorie, tumori e malattie cardiovascolari. Tuttavia non è stato possibile confermare al 100% la correlazione con la discarica. Purtroppo uno dei problemi maggiori è rappresentato dal percolato, una sostanza tossica ed inquinante che viene prodotta quando in conseguenza delle piogge sui rifiuti, il liquido penetra nel terreno inquinando le falde acquifere. Ed è per questo che in una prima fase di intervento è prevista una copertura. Che però non è sufficiente nel lungo periodo né risolutiva per salvaguardare la città e la popolazione circostante.
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