Il report autunnale Mal’aria condotto da Legambiente mette in luce la condizione critica della qualità dell’aria nelle principali città italiane
Codice rosso e codice giallo. Locuzioni mediche che tutti conosciamo, che identificano il livello di urgenza di una condizione sanitaria. E se le spostiamo sulla qualità dell’aria, codice rosso equivale a pericolo imminente. Questa è la condizione in cui versano le città italiane. La politica sta facendo ben poco per migliorare la situazione, salvo restando i timidi tentativi con gli eco incentivi, che come da più parti denunciato, alla fine avvantaggiano anche i veicoli inquinanti. Legambiente ha pubblicato il report autunnale di Mal’aria, che analizza il materiale particolato aerodisperso nell’ambiente. E le notizie non sono incoraggianti, con l’aggravante che sono previsti valori ancora maggiori per i mesi a venire.
Per materiale particolato aerodisperso si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente. E le città italiane ne hanno troppo, ben oltre i livelli suggeriti dal Ministero della Salute. Il PM10, indicatore di particolato già oltre le raccomandazioni dell’OMS, è superato di gran lunga da tutte le 13 città analizzate da Legambiente. Lo dichiara l’associazione in un comunicato stampa del 17 ottobre 2022.
Mal’aria 2022, bisogna intervenire prontamente
Secondo Mal’aria 2022 sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento, considerate le 35 di tolleranza. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra. Questi i dati indicati nel report, che come accennato, non faranno altro che peggiorare se non si interviene prontamente.
Sugli standard dell’OMS, ben lontani dai nostri, si andrà ad adeguare la nuova direttiva europea che verrà finalizzata entro fine anno. E l’Italia rischia sanzioni miliardarie, che si vanno ad aggiungere alle precedenti. Per non parlare degli effetti negativi sulla salute. L’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto dell’Europa. E questo dato, se i cittadini non sono interessati alla tutela ambientale, dovrebbe balzare agli occhi con preoccupante attenzione
Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente, spiega la situazione con chiarezza: “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021″.
Ed aggiunge: “È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.