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Il maltempo al Nord Italia ha causato numerose vittime, da Genova a Milano. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da allagamenti e frane in diverse regioni del Centro Nord, a partire dalla Liguria e dalla Lombardia, con conseguenze devastanti sia dal punto di vista della conservazione ambientale che per quanto riguarda la vita degli abitanti, sottoposta a dure prove e messa costantemente in pericolo da smottamenti e da vere e proprie invasioni di acqua nelle strade e all’interno delle abitazioni. Ma è possibile prevenire questi tragici eventi?
Le vittime del cemento
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Qual è il rapporto tra opere di prevenzione e disastri naturali? Il legame è molto stretto e sono sempre di più le associazioni ambientaliste che denunciano un’inadeguata opera di messa in sicurezza del territorio, mettendo l’accento anche su problemi che riguardano l’eccessiva cementificazione. I feriti, le persone decedute a causa dei disastri e i cittadini colpiti dai disagi dell’ondata di forte maltempo possono essere considerati delle vere e proprie vittime del cemento. Spesso anche la Coldiretti ha puntato il dito contro le disastrose conseguenze delle costruzioni incontrollate in molte aree d’Italia, una condizione che non sarebbe stata certamente scoraggiata, visti i condoni effettuati negli ultimi decenni. E non si tratta di un problema circoscritto a poche zone della penisola, tanto che l’82% dei Comuni italiani è considerato a rischio idrogeologico. Questo significa che tutte le perturbazioni, specialmente quelle di grande intensità, si trasformano in vere e proprie devastazioni per il territorio. Quando le case sono costruite su terreni ripidi o su aree a rischio frane, quando i torrenti sono sovrastati dal cemento e quando non viene data la possibilità all’acqua di scorrere liberamente, anche all’interno di una città, le conseguenze possono essere devastanti. Il fango e i detriti invadono letteralmente edifici e vie cittadine, causando smottamenti e distruzione ovunque. Ecco perché le vittime del maltempo spesso sono anche vittime del cemento.
Di chi è la colpa?
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Diverse sono le cause, ma di chi sono le colpe? I cambiamenti climatici non devono più stupirci: il comportamento sbagliato dell’uomo nel corso dei secoli ha causato una situazione che ormai non si può più ignorare. Il risultato è una tropicalizzazione del clima, che si riflette negativamente, oltre che sulle nostre condizioni di vita, anche sulla produzione agricola, base fondamentale dell’economia. Spesso sentiamo parlare anche di campi distrutti e di vere e proprie produzioni a rischio. Le eccellenze italiane rischiano di essere distrutte dall’incuranza dell’uomo, che non si cura troppo spesso di effettuare un’adeguata opera di prevenzione di possibili disastri ambientali. Mettere in sicurezza il territorio a rischio dissesto, contenere possibili frane, realizzare delle vere e proprie ricognizioni delle aree che consentono di ridurre il rischio di piene dei fiumi, creare le condizioni per una pulizia corretta del letto dei torrenti: sono tutte azioni che dovrebbero essere effettuate costantemente. Tutto questo dovrebbe essere accompagnato da un’attenta opera di controllo, per evitare tragedie, come l’alluvione a Olbia del 2013, annunciate da tempo.