Una manifestazione per la liberazione animale è prevista per il 28 aprile in piazza a Roma. Nella capitale arriveranno moltissime persone, provenienti da tutta l’Italia, per chiedere al Parlamento e al governo di prendere tutte le misure necessarie per fermare la vivisezione e tutte quelle pratiche crudeli, che vengono giustificate a scopo scientifico. Giorno 28 viene considerato a tutti gli effetti la Giornata della Liberazione Animale, in quanto ricorre l’anniversario del momento decisivo della lotta che ha portato a salvare i beagle dall’allevamento di Green Hill.
L’impegno delle associazioni
L’iniziativa Animal Liberation Day vuole portare avanti l’ideale della non discriminazione nei confronti di esseri viventi più deboli, che vengono privati di ogni diritto. Gli esponenti del Coordinamento Antispecista hanno affermato a questo proposito che è fondamentale un impegno delle istituzioni in nome del progresso sociale. L’obiettivo dell’associazione è quello di adoperarsi per il riconoscimento dei diritti di ogni essere senziente, evitando fenomeni di distinzione in senso negativo basati sulla razza. Un’altra organizzazione animalista impegnata nell’evento è Animal Amnesty. Si tratta di un gruppo che è sorto in seguito all’esperienza dettata da Occupy Green Hill e che ha voluto sottolineare l’importanza del progetto, pensando a tutte quelle povere creature, che ancora aspettano di essere liberate.
Sperimentazione animale: dati
I dati sulla sperimentazione animale fanno riflettere. Soltanto in Italia ogni anno quasi un milione di bestioline viene sottoposto ad esperimenti cruenti e assolutamente condannabili. Tra l’altro bisogna pensare che non esiste nessun evidenza scientifica, che possa giustificare una simile barbarie. L’associazione, nella nota della manifestazione, fa sapere: “Il 92% dei farmaci sperimentati sugli animali si rivela dannoso per l’uomo. Tutto ciò è dovuto alla grande differenza genetica che sussiste fra gli esseri umani e le altre specie viventi. Ecco perché molti esperti sostengono che la vivisezione dovrebbe essere abolita“. Gli ultimi dati sull’argomento, come ha messo in evidenza anche la LAV, dimostrano che in Europa la situazione rischia di esplodere. In alcuni Paesi ci sono stati incrementi anche del 50%. Lo Stato che più utilizza le torture a scopo di sperimentazione scientifica è la Francia, che è seguita dall’Inghilterra e dalla Germania. La specie a cui si fa più ricorso è quella dei topi, ma vengono coinvolti anche criceti conigli, cani, gatti, equini, ovini, bovini, anfibi, uccelli, rettili e pesci. Nel triennio 2007 – 2009 (ultime cifre disponibili) le regioni italiane con il maggior numero di procedure autorizzate in deroga sono state il Lazio, l’Emilia Romagna, la Toscana, la Lombardia e il Veneto. Soltanto in Emilia Romagna sono stati eseguiti 60 esperimenti. In Lombardia risultano 136 stabilimenti autorizzati. In Italia ci sono 609 laboratori che portano avanti la ricerca basata sugli animali. A subire indicibili crudeltà sarebbero circa 900.000, quasi 3.000 al giorno nel nostro Paese. Nel vecchio continente complessivamente sono 12 milioni.
Che cosa dice la legge
Molto tortuoso è stato il percorso legislativo che vuole tutelare i nostri amici a quattro zampe. Nel 1991 è stato vietato l’uso dei randagi nei laboratori. È stato stabilito che cani, gatti e scimmie possono essere impiegati a scopi didattici soltanto se si riceve un’apposita autorizzazione da parte del Ministero della Salute. Inoltre sono stati vietati gli esperimenti senza anestesia. È stata prevista la sperimentazione in deroga, che dovrebbe essere applicata soltanto quando non ci sono altre alternative e che dovrebbe costituire in un’eccezione. In realtà però i numeri dimostrano come questa rappresenti il 20% del totale. Le norme affermano che tutte le informazioni sui progetti devono essere rese pubbliche e devono essere messe a punto delle ispezioni annuali. Le statistiche ufficiali devono inserire anche i cefalopodi e quelle povere creature che vengono uccise, per impiegare gli organi o i tessuti. Non vengono compresi invece i lombrichi, le api e tutti gli altri invertebrati. Particolarmente accanita è stata la battaglia per arrivare a impedire i testi cosmetici sugli animali. L’Unione Europea ha portato un grande ritardo nel pronunciarsi sulla direttiva CE 2003/15, che vieta la sperimentazione animale e l’importazione dei prodotti che non rispettano gli standard stabiliti a proposito dell’argomento. Il cruelty free (GUARDA LA GUIDA SUI COSMETICI NON TESTATI SU ANIMALI) ha avuto piena affermazione, quando l’UE, nel mese di marzo 2013, si è finalmente pronunciata sulla direttiva, rendendola attiva.
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