L’assessore ligure al Turismo, Angelo Berlangieri, ha fatto notare: “prima di lanciare in modo superficiale dei numeri sulla balneabilità, numeri che non corrispondono alla realtà, il ministero della Salute avrebbe dovuto riflettere sulle conseguenze: il turismo è un comparto sensibile, in Liguria fattura 5 miliardi e 200 milioni di euro l’anno, ha 75 mila addetti diretti, queste cose fanno male.”
In Emilia Romagna considerano il tutto una diffamazione, affermando che nelle località adriatiche i controlli vengono svolti in maniera severa e si attengono in tutto e per tutto alle norme europee. In particolare si insiste sulla regolarità che interessa il sistema di depurazione delle acque marine.
Mauro Stambassi, direttore dell’Arpa di Rimini, spiega: “Abbiamo 130 chilometri di costa e 96 stazioni di controllo. Escludendo foci fluviali, servitù militari e l’area degli allevamenti nella zona di Gora, si scende abbondantemente sotto il chilometro e mezzo di cui parlano. Bisogna poi precisare che la normativa europea non parla di distanze massime o minime ma chiede solo di individuare acque di balneazione con caratteristiche omogenee che nel nostro caso sono 96.”
Sei regioni italiane premiate
Il mare pulito è una risorsa fondamentale per un Paese, specialmente come il nostro che nella stagione estiva punta molto sul turismo balneare. Il mare pulito è una risorsa importante anche per poter contare su un patrimonio ambientale notevole. Il rapporto 2012 sulle acque di balneazione presentato al ministero della Salute dà un’idea molto chiara su quelle che potrebbero essere le situazioni riscontrabili nelle varie regioni italiane.
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Basilicata, Sicilia e Sardegna possono contare su acque pulite, mentre la Campania, l’Abruzzo e la Liguria presenterebbero una qualità delle acque di balneazione che lascia molto a desiderare.
E il discorso non vale soltanto per i mari, ma anche per i laghi e per i fiumi. Bisogna tenere in considerazione i criteri che sono stati adottati per osservare la qualità delle acque nelle regioni italiane.
Nello specifico si è tenuto conto di due indicatori microbiologici: la presenza o l’assenza dei batteri Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Sono dei valori obbligatori, che devono essere rispettati a livello europeo.
Nel caso delle sei regioni italiane con le acque pulite, i valori registrati sono pari allo 0%, mentre il grado di non conformità per le tre regioni con le acque peggiori raggiungere il 2% per la Campania, l’1,70% per l’Abruzzo e l’1,20% per la Liguria.
Il rapporto 2012 sulle acque di balneazione ha tenuto conto anche della percentuale delle acque di balneazione chiuse, perché non corrispondono ai parametri di salubrità. In questo senso la percentuale maggiore di acque non balneabili è rilevata in Campania e in Abruzzo.
Spiagge pulite 2012, Italia promossa. Il rischio viene dai fiumi
L’Agenzia europea per l’ambiente ha promosso le spiagge italiane: nel recente studio sulle aree marine e lacustri (di 22mila pagine) è risultato sufficiente il 92% delle zone europee, mentre il 77% ha raggiunto un’alta valutazione. Il report sull’Italia è ancora migliore, con una percentuale di successo si aggira all’82%. Vanno molto bene anche Cipro, Malta e Croazia, Grecia e Romania, Germania e Portogallo. Sono risultati invece carenti i punteggi di Olanda, Bulgaria e Belgio.
Nella mappa i risultati sono esposti ancora con maggiore chiarezza, dove le aree verde intenso sono le migliori, quelle di verde più chiaro si aggirano tra l’80 e il 90%, mentre in arancio quelle che vanno tra il 60% e l’80%. In rosso quelle classificate peggio.
Nel complesso la situazione è decisamente migliorata, soprattutto rispetto al 1990 quando era consigliabile farsi il bagno solo su 8 spiagge su 10. Il lavoro di miglioramento però non è affatto finito, dato che la nuova direttiva europea mira a dare ancora maggiore tutele ai cittadini e ad alzare gli standard di depurazione. Le situazioni più critiche riguardano lo smaltimento di sostanze chimiche usate nei terreni agricoli, oltre alla gestione del sistema fognario.
Lo scopo dell’innalzamento di questi standard è proprio quello di dare maggiore garanzie ai cittadini sulla qualità dell’acqua, obbligando quindi i paesi membri a far tornare a livelli più che accettabili le acque di fiume e laghi, oltre a quelle del mare blu. Lo scopo è quello di raggiungere questo traguardo entro la fine del 2015: il rischio più grande nel continuare con i livelli attuali di inquinamento ambientale e di inquinamento delle acque è quello di mettere in serio pericolo interi ecosistemi e creare danni all’ambiente e alla salute della popolazione.
Se in Italia siamo messi bene per quanto riguarda le aree costiere (non a caso le bandiere blu 2012 in Italia sono 246), non si può dire altrettanto purtroppo per laghi e fiumi. La qualità delle acque interne va infatti profondamente rivista con operazioni di monitoraggio e creando una migliore e più efficiente gestione della rete fognaria. Lo scopo che ci dobbiamo prefiggere è proprio quella di riprendere un utilizzo sano del territorio, sostenendo e incentivando attività agricole e di allevamento a basso impatto ambientale.
photo: GoogleMaps
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