Proprio così: le piattaforme petrolifere in Italia possono provocarci un disastro ambientale molto simile a quello capitato in USA. Lo scandisce uno studio condotto da Goletta Verde, che lancia quindi un grido d’allarme sulle rotte del petrolio in entrata e in uscita dai nostri mari. Legambiente, infatti, sostiene che “Siamo i più esposti a disastri ambientali“. Del resto, come dargli torto? Le trivellazioni nel nostro Paese non temono il confronto con la recente sciagura causata dall’incendio della Deepwater Horizon, poichè il richiamo del business è sempre e comunque più forte.
Il monitoraggio marittimo intrapreso da Goletta Verde evidenzia un’esposizione maggiore del nostro Paese a tragedie petrolifere rispetto ad altri stati d’Europa. “Ogni anno verso le coste italiane viaggiano ben 178 milioni di tonnellate di petrolio, quasi la metà di tutto il greggio che arriva in direzione dei porti del Mediterraneo, crocevia delle petroliere di tutto il mondo“. Secondo le stime, l’Italia “movimenta complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all’anno a cui vanno aggiunte le quantità di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare, che hanno una capacita’ di quasi 18 milioni di metri cubi“. Numeri che dovrebbero fare seriamente riflettere.
L’Italia è una vera e propria crocevia petrolifera, poichè si trova nel bel mezzo di 10 rotte all’interno del bacino del Mediterraneo che includono nel traffico del petrolio tutte le Regioni costiere italiane. La Sicilia detiene il primato italiano con 5 raffinerie, 5 porti, 4 piattaforme e oltre 123 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi movimentati, mentre la Liguria è seconda. Il problema vero è che, in caso di marea nera, non saremmo organizzati nel modo giusto per affrontarla.