Altrochè pulizia totale della marea nera: a quanto pare, quasi la metà del petrolio è ancora nel mare del Golfo del Messico. La Casa Bianca, il Congresso, i funzionari di governo e le compagnie petrolifere stanno cercando di lasciarsi alle spalle il disastro petrolifero. Ma sembra che i dati che hanno in mano loro siano discordanti dalle stime che invece hanno in mano altri scienziati. Ai quali, però, non viene dato grande credito.
Samantha Joye, scienziata e grande amante dell’ambiente, ha voluto vedere con i propri occhi quella che era la situazione attuale dei fondali del Golfo messicano. Sul fondo, racconta, ha trovato qualcosa come un pavimento ricoperto di melma marrone scuro profondo circa 4 centimetri. Il dramma è che animali come i granchi, o altri crostacei, anzichè scappare di fronte al pericolo ne sono rimasti travolti.
“Non tentavano di fuggire, erano semplicemente seduti lì, storditi e stupefatti. Di certo non si comportavano come dei granchi normali. Penso che non va oltre l’immaginazione che il 50% del petrolio è ancora lì“. COn quali gravi conseguenze sugli habitat, gli animali e persino le persone che vivono attorno al territorio imbrattato dalla piattaforma esplosa della BP?
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