Dopo quattro giorni di ricovero, è deceduta a Napoli la ricercatrice Maria Vittoria Prati: era ricoverata in seguito all’esplosione di un’auto sperimentale ibrida
Dopo quattro giorni di ricovero presso il Centro grandi ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli, stamani è stata diramata la notizia della morte della ricercatrice Maria Vittoria Prati. L’incidente che ha visto coinvolta l’ingegnere del Cnr, 66 anni, avveniva lo scorso venerdì 23 giugno lungo la tangenziale di Napoli.
La ricercatrice, che si trovava a bordo di un’auto sperimentale ibrida – con alimentazione, cioè, a gasolio ed energia (quest’ultima derivante da pannello solare) – era accompagnata dal laureando 25enne Fulvio Filace. Per la ricercatrice, tempestivamente trasportata al Cardarelli con ustioni in tutto il corpo, non c’è stato nulla da fare.
Lo studente, anch’egli ricoverato per le gravi ferite riportate, è stato recentemente sottoposto ad un intervento chirurgico, a cui ne seguirà un altro nel corso delle prossime ore. La prognosi del laureando che si trovava con l’ingegnere e ricercatrice resta riservata. La Procura di Napoli ha già provveduto ad aprire un’inchiesta contro ignoti, nell’ambito della quale si provvederanno ad interrogare i dirigenti del Cnr.
Il settore dei trasporti – tra i più inquinanti in assoluto, proprio a causa dei motori a combustione interna – necessita di un rivoluzionamento a dir poco radicale, onde rispettare l’obiettivo zero emissioni che l’Ue si è data per il 2050. Per raggiungere un simile scopo, le modificazioni da mettere in campo sono molteplici, ed abbracciano ogni minimo aspetto del settore della mobilità.
Dall’implementazione del numero di auto elettriche, la cui produzione è aumentata del 44% solo nel 2019, fino alla sperimentazione di scenari che, anni fa, non avremmo esitato a definire utopistici (quale quello della prima nave da crociera elettrica che, stando a quanto è trapelato, potremmo veder solcare i mari entro il 2030). Anche il test al quale stava lavorando Maria Vittoria Prati, di fatto, rientra nel settore della mobilità sostenibile.
La ricercatrice del Cnr, assieme al laureando Fulvio Filace, si trovava a percorrere la tangenziale di Napoli per sperimentare un’auto ibrida ancora in fase di rodaggio. Con un’alimentazione a base di gasolio ed energia proveniente dai pannelli solari, questa vettura avrebbe letteralmente potuto essere il futuro del settore dei trasporti via auto. Il prototipo – alimentato da batterie ricaricate tramite l’impianto di pannelli solari, in abbinamento al gasolio – si è rivelato essere una vera e propria trappola mortale.
In seguito all’incidente che ha visto coinvolti Maria Vittoria e Fulvio, la vettura gemella di quella esplosa – una Volkswagen Polo Tdi – è stata prontamente sequestrata dalle autorità. Il progetto denominato “Life-Save”, finanziato dal Programma per l’ambiente e l’azione per il clima, è il contesto nell’ambito del quale stava avvenendo la sperimentazione con protagonista l’auto ibrida.
Sembrerebbe, stando a quanto finora emerso, che la deflagrazione sia stata determinata dal contenuto di alcune bombole che sono ora al vaglio degli inquirenti. Nell’esplosione, fortunatamente, non è rimasto coinvolto nessun altro veicolo.
Moltissimi gli interrogativi a cui le autorità saranno chiamate a fornire una risposta. La Volkswagen Polo Tdi, gemella dell’auto esplosa venerdì 23 giugno lungo la tangenziale di Napoli, verrà analizzata proprio per comprendere la tipologia di gas contenuto all’interno delle bombole (che, lo ricordiamo, avrebbero dovuto garantire l’alimentazione del modello in combinazione con batterie ricaricate tramite pannelli solari). Resta da chiarire, inoltre, se le stesse bombole fossero state messe in sicurezza, e se i tempi fossero maturi per giungere a testare il prototipo su strada.
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