Un treno viaggiatori, su cui viaggiavano centinaia di persone, deragliò nella notte dell’8 marzo del 1962: nell’incidente morirono 14 persone.
L’8 marzo del 1962 è una data che i cittadini di Castel Bolognese, comune in provincia di Ravenna, difficilmente potranno dimenticare. Quella notte, un treno deragliò pochi metri prima della stazione ferroviaria.
Una tragedia nella quale persero la vita 14 delle persone che viaggiavano su quel convoglio, mentre circa un centinaio rimasero ferite, alcuni in maniera grave. Il giorno successivo le prime pagine dei quotidiani riportarono la notizia che si diffuse rapidamente in tutta la Penisola.
Come ogni giorno il treno Direttissimo, partito da Lecce con a bordo oltre 500 persone, si stava dirigendo verso Milano percorrendo quasi l’intero Stivale. La notte dell’8 marzo 1962, però, il convoglio non arrivò mai a destinazione.
Intorno alle 2, giunto all’ingresso della stazione di Castel Bolognese (Ravenna), il locomotore uscì dai binari rovesciandosi su un fianco e trascinando con sé le prime carrozze del convoglio che in totale erano 16. Sia il locomotore che i vagoni strisciarono al suolo prima di fermarsi definitivamente. Questi si distrussero completamente.
Sul posto si portarono numerose squadre di soccorso e le forze dell’ordine che avviarono le operazioni per estrarre i passeggeri ed il personale di bordo rimasti incastrati dalle lamiere. Alle operazioni parteciparono anche diversi residenti della zona accorsi sul luogo dell’incidente nell’immediato. Alla fine si contarono 14 vittime, 13 delle quali morirono sul colpo mentre una alcuni giorni dopo in ospedale. Circa un centinaio di persone rimasero, invece, ferite, molti riportarono gravi lesioni e furono trasportati in ospedale. Alcuni di loro dovettero subire anche l’amputazione di arti.
Sin da subito si accertò che a provocare il deragliamento fu la velocità del convoglio che stava percorrendo la linea a circa 110 km/h nonostante quella imposta sul tratto in questione era di 30 km/h. Per questa ragione, i giudici del Tribunale di Ravenna condannarono il macchinista del Direttissimo a 5 anni e 8 mesi di reclusione. Assolto, invece, l’aiuto macchinista in quanto, secondo i giudici, avrebbe potuto prendere il posto del macchinista titolare solo se questo non fosse in grado di svolgere le sue mansioni.
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