Durante la pandemia da Coronavirus, tanti si sono interrogati sull’utilità delle mascherine e sulle varie classi di protezione. Nella narrazione dell’emergenza sanitaria più importante dei giorni nostri, sigle come ffp2 e ffp3 sono diventate pane quotidiano anche per i non addetti ai lavori. Al contrario delle mascherine chirurgiche, o di quelle di stoffa fatte in casa, le mascherine certificate CE ffp2 e ffp3 sono i dispositivi di protezione individuale (dpi) più efficaci per arginare il contagio; potrete vederne alcuni esempi in vendita cliccando sull’immagine sotto:
Partiamo da un punto chiave: le mascherine ffp1, ffp2 e ffp3 nascono come dispositivi di protezione per chi opera in situazioni in cui la salute è esposta a rischi più o meno elevati. Così negli ospedali, come nei cantieri e in aree di lavoro in cui aerosol e polveri sottili sono tra i pericoli maggiori, le persone indossano queste protezioni la cui capacità filtrante è scelta sulla base del contesto e delle esigenze di tutela.
L’emergenza Covid ha messo anche i non addetti ai lavori faccia a faccia con la necessità di districarsi tra le sigle di questo settore, e molti si sono chiesti quali siano le differenze tra le varie classi proposte dai negozi più e meno specializzati.
Le mascherine hanno sostanzialmente 3 classi di protezione dette ffp1, ffp2 e ffp3. La sigla, al netto del numero che indica nello specifico il “potere” protettivo, sta per filtering face piece, cioè maschera filtrante per il viso. I requisiti minimi per essere considerate “sicure” sono specificati dalla norma UNI EN 149:2009 (indicazione riportata sul dpi). Sono quindi certificate, ma cosa cambia e quali scegliere?
Per poter essere ritenute efficaci, devono quindi rispettare i criteri del sistema di normazione tecnica che in Italia è definito dall’UNI, Ente nazionale italiano di unificazione. I requisiti dei dpi per le vie respiratorie sono elaborati sulla base degli standard europei (EN) e si devono scegliere a seconda dello specifico ambiente in cui si andrà a operare, proprio perché dotati di differenti capacità del filtro. Se vi state chiedendo quali sono le differenze tra ffp2, ffp3 e quale mascherina scegliere, è quindi opportuno conoscere a fondo la questione.
Le varie classi offrono una protezione delle vie respiratorie per diverse concentrazioni di sostanze nocive. Quali sono le principali differenze tra le ffp2 e le ffp3? Le maschere del primo tipo sono pensate per ambienti in cui l’aria contiene agenti potenzialmente dannosi per la salute e trattengono almeno il 94% delle particelle. Sono utilizzate in settori come l’industria metallurgica o mineraria, per chi lavora a contatto con aerosol e fumi.
Le mascherine del secondo tipo, classe ffp3, sono in grado di dare la massima protezione possibile, con capacità filtrante pari almeno al 99% dalle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm (arrivando a intercettare particelle tossiche e radioattive potenzialmente cancerogene). Sono usate in settori con esposizione ad alto rischio come l’industria chimica.
I dispositivi di queste classi, dunque, sono pensati per proteggere dalla contaminazione esterna in ambito industriale (dal tessile all’alimentare, passando per i settori minerario, siderurgico, edilizio e farmaceutico). Devono avere marcatura CE.
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Le maschere filtranti proteggono quindi da particelle inalabili, fumi e nebbie da liquidi (aerosol) potenzialmente nocivi, ma non da vapori e gas (per cui esistono specifici dispositivi come le maschere antigas). Esistono mascherine ffp2 e ffp3 con valvola o senza, e la presenza della stessa non ha alcun effetto sulla capacità filtrante del dispositivo.
Qual è la sua utilità? Semplicemente, la valvola dà un maggiore comfort in caso di uso prolungato del dpi, perché consente un costante “riciclo” all’interno: permette all’aria calda di uscire, riducendo l’umidità e agevolando la respirazione. Infine: le mascherine ffp2 e ffp3 riutilizzabili sono quelle che, se indicato dall’azienda madre, possono essere disinfettate e conservate per essere indossate di nuovo.
Nella maggior parte dei casi, va ricordato che le mascherine sono usa e getta. L’eventuale possibilità di riutilizzo è indicata sul dispositivo stesso: alla sigla che ne descrive la capacità filtrante, si accompagnano le sigle NR se non riutilizzabile, R se riutilizzabile (ffp2 NR oppure ffp2 R).
Le ffp2 e ffp3 sono raccomandate agli operatori sanitari che assistono pazienti infetti o potenzialmente infetti da Sars-CoV-2. Le mascherine senza valvola proteggono chi le indossa e gli altri, perché evitano l’emissione di particelle potenzialmente pericolose. La valvola, infatti, non ha capacità filtrante in fase espiratoria.
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