Mentre l’allarme per la sicurezza sanitaria sta piano piano calando, diventa sempre più alto quello da crisi ambientale. Le mascherine monouso possono essere riciclate?
Nella logica imperante del male minore, della quale ormai si fa grande uso, che le mascherine fossero composte di materiale principalmenete plastico non importava a molti. Difatti l’unico modo per indossare i dispositivi di protezione personale senza inquinare era utilizzare le mascherine “di comunità”, ovvero quelle di stoffa che potevano essere lavate. Tuttavia il basso livello di protezione dal contagio le ha rese più che altro un accessorio variegato e di moda per circolare quando l’uso delle mascherine era obbligatorio anche negli spazi aperti.
Uno studio dal titolo “COVID-19 Pandemic Repercussions on the Use and Management of Plastics”, pubblicato sulla rivista ACS Publication nel 2020, ha stimato che durante il primo anno di pandemia si sono consumate mensilmente circa 129 miliardi mascherine e 65 miliardi guanti, a livello globale. In quel momento lo smaltimento della plastica, e l’utilizzo postumo che se sarebbe fatto non era in cima alle priorità. Tuttavia ora si pone il problema di questa enorme quantità di materiali monouso, che ancora sono ampiamente utilizzati, anche se non come prima, che inquinano strade ed ambienti naturali. Sarà capitato a chiunque di incappare in foto di reportage con delfini o altri pesci con mascherina incastrata.
L’economia circolare sulla carta è sempre la soluzione privilegiata, da un punto di vista economico ed ecologico. Tuttavia non è facile implementare dei sistemi di riciclo efficienti, data anche la gran quantità di rifiuti che non hanno destinazione certa. Per questo la tenacia e la capacità di sperimentazione delle aziende possono venire in soccorso, sempre tenendosi alla larga dai fenomeni di greenwashing.
Un’azienda francese ha raccolto le mascherine usate nei centri commerciali e nelle farmacie per poi frantumarle, sterilizzarle e trasformarle. Grazie alle tecnologie ed al desiderio di sperimentazione, le mascherine sono presto diventate materiale per comporre oggetti di plastica, come visiere protettive anti-Covid, apriporta che permettono di non toccare le maniglie e prodotti di cancelleria come righelli e squadre.
La rivista Science of the Total Environment ha pubblicato una ricerca che mostra come sarebbe possibile riutilizzare le mascherine chirurgiche ed Ffp2 per la costruzione delle strade. Il materiale proveniente dal frazionamento delle mascherine, infatti, è risultato utile per compattare e rendere più resistente il cemento riciclato, la nuova frontiera dellìedilizia civile.
Anche la produzione di calcestrutto, sperimentata da un’azienda canadese, può beneficiare dell’utilizzo delle mascherine. Anche l’Italia sta danzo il suo contributo, grazie al Politecnico di Torino, pubblicando una ricerca su come trasformare le mascherine in materiali termoplastici, come ad esempio le tastiere di un pc, un mouse o la cover di un cellulare.
Ed infine anche l’arredo urbano e domestico può beneficiare delle mascherine che diventano rifiuti di scarto. In Spagna è stata attivata la raccolta specifica delle mascherine, in seguito alla quale gli ex dispositivi di protezione personale possono diventare utili al settore industriale e dei trasporti.
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