Mediterraneo e un nuovo brutto record: riguarda la plastica e il rischio per gli uccelli

Mediterraneo, ennesimo brutto record per il nostro mare: riguarda la plastica e la minaccia che essa rappresenta per moltissime specie di uccelli in via di estinzione

bottiglie di plastica riciclo
Il problema della plastica nei mari (Adobe Stock) – ecoo.it

Le tonnellate di rifiuti che vengono quotidianamente riversate nelle acque di fiumi e mari contribuiscono a darci un’idea sufficientemente chiara di quanto l’attività antropica possa arrivare ad impattare negativamente sull’ambiente circostante. Specie se essa viene condotta senza il benché minimo intervento preventivo, volto ad arginare le conseguenze disastrose che il nostro continuo produrre rifiuti è in grado di generare.

La plastica, oramai da anni, rappresenta lo scarto più complicato da differenziare, nonostante, negli ultimi tempi, si sia provveduto persino allo sviluppo di plastiche biodegradabili (il cui smaltimento, tuttavia, non sarebbe poi così semplice come siamo portati a credere). In tutto il mondo, infatti, solo il 9% della plastica va incontro al riciclo. Per il resto, tale materiale viene o incenerito (19%), oppure convogliato nelle discariche (50%). Ma che fine fa il restante 22% di plastica prodotta? La riposta, purtroppo, la conosciamo più che bene.

Tutte quelle particelle di plastica che sommergono l’ambiente, come se non bastasse, sono responsabili dell’alterazione degli ecosistemi, arrivando persino a compromettere seriamente la flora e la fauna che abitano la terraferma e il mare. Un recente studio apparso su Nature Communications, a questo proposito, evidenzia gli effetti disastrosi che la produzione e il consumo di plastica starebbero avendo sul Mediterraneo, con pesantissime ripercussioni su alcune specie di uccelli marini, già a rischio estinzione.

Mediterraneo, ennesimo brutto record per il nostro mare: riguarda la plastica e il rischio per gli uccelli

È stato uno studio pubblicato su Nature Communications e nato dalla collaborazione di 200 ricercatori provenienti da 27 Paesi – guidati dall’Università di Cambridge, dal BirdLife International e dal British Antarctic Survey – a porre l’accento su quanto il Mediterraneo, negli ultimi anni, sia divenuto un habitat deleterio proprio per alcune specie faunistiche. Per quale motivo, verrebbe da chiedersi, il nostro mare rappresenterebbe un pericolo per gli animali che da sempre lo popolano?

mar mediterraneo inquinato
Uccelli marini (Adobe Stock) – ecoo.it

La riposta, purtroppo, è afferente alla sempre più massiccia quantità di plastica che, non potendo essere correttamente smaltita, finisce per essere rovesciata nelle acque di fiumi e mari. Stando a quanto rilevato dalla ricerca sopracitata – che ha combinato i dati della distribuzione della plastica a livello globale con quelli di tracciamento di alcune specie di uccelli -, il Mar Mediterraneo e il Mar Nero sarebbero “zone a rischio particolari, che insieme rappresentano oltre la metà del rischio di esposizione alla plastica“.

Gli studi degli scienziati si sono concentrati sulle procellarie, una particolare specie di uccelli marini che, come si apprende, sarebbe tra le più esposte al rischio estinzione. Gli esemplari, nello specifico, affronterebbero migrazioni di oltre 30.000 km; aspetto, quest’ultimo, che ne ha permesso di valutare le ripercussioni che l’esposizione a contesti sommersi dalla plastica avrebbe sul loro ciclo di vita e sulla loro riproduzione.

La plastica infatti, pur essendo distribuita pressoché uniformemente su tutto il globo, creerebbe i suoi danni maggiori in alcune particolari zone, quali i mari chiusi e affollati (il Mediterraneo, in questo, è un perfetto esempio). Pertanto, per le procellarie, l’habitat potenzialmente più pericoloso è proprio il nostro mare, la cui elevata concentrazione di plastica metterebbe in serio pericolo le molteplici varietà faunistiche che lo popolano.

Ovviamente, pur essendo tale fenomeno concentrato nelle aree del pianeta in cui la plastica si accumula maggiormente, ciò non significa che zone in cui la presenza di tale materiale sia riscontrata in quantità minori non siano ugualmente deleterie per gli uccelli marini. “La portata dell’inquinamento da plastica trascende i confini nazionali” hanno sottolineato gli esperti, ribadendo “l’importanza della collaborazione internazionale per affrontarne gli impatti“.

Problema della plastica: tutti i consigli utili per ridurne lo spreco

plastica nei mari
Plastica: come ridurne il consumo (Instagram) – ecoo.it

Per ridurre lo spreco di plastica è necessario partire dagli accorgimenti più semplici. Gli imballaggi, in questo, rappresentano un punto di partenza imprescindibile. Sono stati infatti elaborati moltissimi metodi non solo per ridurre gli imballaggi, ma persino per procedere al loro reimpiego, in maniera tale da non creare rifiuti extra che verranno poi scaricati nell’ambiente.

Al pari degli imballaggi, moltissimi contenitori o oggetti in plastica possono andare incontro ad una seconda vita. Dalle buste di plastica che si trasformano per creare una borsa di tendenza, fino alle modalità geniali e creative tramite cui riadoperare i tappi di plastica. Le alternative per fare del bene al pianeta, come ti abbiamo dimostrato, sono molteplici e alla portata di tutti.

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