In un articolo comparso su Nature online, Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR, ha reso noto che sebbene il Mediterraneo presenti concentrazioni di mercurio inferiori a quelle registrate negli oceani, il pesce del nostro mare risulta il più inquinato.
Il fenomeno, apparentemente paradossale, si verifica alle alte profondità. Il mercurio che inquina i mari deriva dalle attività dell’uomo. A cominciare dalle industrie di lavorazione dei metalli, dalle discariche i cui inquinanti per effetto del dilavamento vengono trasportati verso il mare, dagli inceneritori e dalle centrali termoelettriche. Non solo. Sembra infatti che le fonti di mercurio nel Mediterraneo abbiano anche un’origine naturale. Lungo i fondali del Mare Nostrum correrebbe un imponente giacimento di cinabro, un minerale da cui si estrae il mercurio.
Il mercurio che arriva in mare in parte si sedimenta, in parte resta disciolto, in parte si concentra nei pesci per effetto della bioaccumulazione ed una parte viene rilasciata nell’atmosfera. Ora si tratta di capire in quale misura inquini la fonte naturale di mercurio e a tale scopo sta lavorando l’Urania, la nave laboratorio del CNR. Questo metallo pesante è, com’è noto, estremamente tossico poiché danneggia il sistema nervoso centrale, il sistema immunitario, il cuore, i reni ed è cancerogeno. Meglio consumare pesci di piccola taglia che ne accumulano in quantità minori.
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