Il Megalodonte è il più grande squalo mai esistito, ma la verità su questo enorme mammifero è da sempre avvolta nel mistero.
Quando si parla di squalo megalodonte, il cui nome scientifico è otodus megalodon, si parla di uno dei più grandi misteri della storia della natura e in particolare della fauna marina. Essendo uno dei più grandi predatori mai vissuti, il megalodonte è un misto tra realtà e leggenda, che cattura l’attenzione non solo degli addetti ai lavori.
Di recente, un ragazzino ha ritrovato in spiaggia i resti di un megalodonte e questa scoperta casuale, che ha senza dubbio emozionato il giovanissimo, ha contribuito a riaprire anche le ricerche che riguardano la scomparsa di quello che era ritenuto il predatore dei mari. I primi fossili di megalodonte risalgono a 20 milioni di anni fa e per qualcosa come 13 milioni di anni questo mammifero ha scorazzato in lungo e largo.
La sua ultima traccia, secondo quanto affermano gli scienziati che si occupano dello studio di resti fossili, risale a 3,6 milioni di anni fa. Per la prima volta, le sue sembianze e dimensioni vennero descritte nell’Ottocento, ma tanti sono ancora i dubbi che circondano la sua natura. Solo di recente, un team di ricercatori di Zurigo è riuscito anche a ricrearne un modello in 3D, quello che è emerso è davvero qualcosa di mostruoso.
Si tratta, nel caso specifico, di un esemplare morto 18 milioni di anni fa negli oceani del Belgio, quando di anni ne aveva 46, un mostro lungo 16 metri che pesava più di 60 tonnellate. I numeri riguardanti la sua alimentazione sono incredibili e probabilmente proprio la difficoltà a sfamare il proprio fabbisogno potrebbe essere alla base della sua estinzione, insieme al raffreddamento globale.
Questo predatore dei mari viveva ovunque, come testimoniano gli studi sul suo conto: il suo nome significa “dente gigante” ed è proprio sul ritrovamento di denti di grosse dimensioni che si basano molte ricerche sul conto dell’enorme mammifero.
Denti di megalodonte sono stati ritrovati praticamente ovunque tranne che in Antartide: dalla costa orientale del Nord America al Mar Mediterraneo, al largo del Marocco, dal Canale della Manica all’Australia, fino alle coste della Florida, della Carolina del Nord e del Sud. Qui sono stati ritrovati resti anche nei fiumi di acqua salata.
Annoverato tra gli animali più pericolosi della storia ormai estinti, sebbene l’ultimo esemplare di cui sono accertati i resti risalga a 3,6 milioni di anni fa, l’estinzione del Megalodonte sarebbe avvenuta alla fine del Pliocene, 2,6 milioni di anni fa. Sono pochissimi i dati che abbiamo a disposizione su di lui e poco si sa anche sul suo aspetto, sebbene la ricostruzione che lo vorrebbe simile a un enorme grande squalo bianco non sarebbe corretta.
Di certo antenato degli squali, ma anche delle orche, resti di megalodonte esistono ancora nei musei di tutto il mondo, dove sono conservati e anche in qualche fortunatissima collezione privata. Corto di naso, il suo aspetto sarebbe simile a quello di una gigantesca verdesca e ad accrescere il suo mito ha anche contribuito il cinema, con il recente Shark – Il primo squalo, tratto dal romanzo di fantascienza MEG.
Molto si è infine discusso rispetto alle dimensioni di questo gigantesco mammifero: il gigante dei mari scomparso, secondo alcune recenti ricerche, avrebbe avuto una lunghezza compresa tra 15 e 18 metri. La ricostruzione del più grande esemplare che sarebbe esistito e di cui siamo a conoscenza avrebbe raggiunto i 18,8 metri. Ma le dimensioni del megalodonte potrebbero essere state influenzate dal luogo in cui viveva.
Secondo i ricercatori, infatti, questo antenato degli squali raggiungeva dimensioni più ampie in acqua fredda. Sappiamo inoltre che in media un solo dente era lungo 18 centimetri e questo gli consentiva di nutrirsi molto probabilmente di balene e pesci di grandi dimensioni. Si stima che la sua mascella fosse larga 2,7 metri per 3,4, ovvero che potesse mangiare due esseri umani in un solo boccone.
In tutto un megalodonte aveva 276 denti seghettati incastonati tra le mascelle e la sua forza sarebbe stata pari a 182.201 Newton, ovvero dieci volte più potente dell’odierno squalo bianco. Per fare un termine di paragone, la forza umana di un morso è di circa 1.317 Newton.
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