Un’iniziativa ad opera di due trentenni di Messina, che dopo aver studiato energie rinnovabili e turismo sostenibile all’estero, riportano il loro sapere nella terra natale.
Una casa abbandonata costruita tra il Diciannovesimo ed il Ventesimo secolo. Due trentenni, pieni d’intraprendenza, sapere ed entusiasmo. Artisti che sostengono il progetto. La comunità circostante che si mostra solidale. Questi gli ingredienti per una ricetta che diventa una storia esemplare da raccontare. L’unione di diversi concetti etici è la ciliegina sulla torta. Non solo il fin troppo generico sostenibilità, ma anche turismo sostenibile e riqualificazione. La questione turistica in Italia è tematica molto più ingombrante di quanto sembri.
La deregolamentazione dopo la pandemia, per far uscire il settore turistico da un periodo di crisi, ha comportato una vera e propria invasione del territorio senza alcuna possibilità di mitigare con le tradizioni ed il vivere locale. Il turismo di massa poi ci ha messo la marcia in più. E molte città o località di mare sono diventate parchi giochi a cielo aperto per i turisti. Rischiando così nel tempo di allontanare sempre più la cittadinanza, con tutto il patrimonio culturale che si porta dietro, per trasformare i palazzi in affitti brevi e “mangia e bevi”.
Ed il concetto di turismo sostenibile dovrebbe aiutare a rinsaldare i valori locali e promuovere una cultura dell’accoglienza che sia il più possibile rispettosa del luogo che la ospita. E questa è una direzione che sembra essere stata colta da Federica e Andrea, due trentenni che dopo aver studiato all’estero energie rinnovabili e turismo sostenibile sono tornati nella loro terra per mettere in pratica le conoscenze acquisite.
Si chiama “Farisusu“, il progetto dei due ragazzi nell’area del messinese. Hanno trovato una casa abbandonata costruita intorno alla fine dell’Ottocento ed inizi del Novecento. L’offerta turistica è rivolta ad artisti che verranno ospitati in maniera residenziale per produrre opere d’arte, workshop ed eventi che arricchiscano il territorio di bellezza. In questo modo l’accoglienza turistica non è solo dare, ma anche ricevere. E non in termini di denaro.
Il tutto immerso nella natura e nella bellezza della campagna. Il casale abbandonato necessita di sistemazione, ed allora perché non farlo nel rispetto dell’ambiente con la bioedilizia? Questo progetto, tanto pregevole quanto ambizioso, richiede ovviamente un investimento in denaro non da poco. Ed in questo la città di Messina sta cooperando con un progetto di crowfunding che risponde bene. A detta di Andrea, con 7mila euro si può raggiungere il 70% dell’obiettivo per la riforestazione e la costruzione del laboratorio creativo messo a punto con la bioedilizia. E conclude: “L’arte è il più forte catalizzatore di cambiamento“. Come non essere d’accordo.
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