L’industria dei prodotti animali tocca forse un nuovo picco di orrore a seguito di una serie di indagini che mostrano il lato più cupo in particolare dell’industria del latte in almeno una parte del pianeta
Il consumo di carne e altri prodotti derivati dagli animali è una consuetudine diffusa su tutto il pianeta che però ha tutta una serie di conseguenze a carico del clima ma non solo. Per poter rispondere alla domanda sempre altissima di carne, latte e derivati, l’industria che si è costruita intorno ad animali come mucche, pecore e capre ha anche sviluppato una serie di comportamenti che non possono che essere definiti aberranti. A partire dagli allevamenti intensivi che costringono gli animali a vivere in spazi angusti qualcosa che si fa fatica a chiamare vita.
Non tutti gli allevamenti sono orrori nascosti dietro il filo spinato e le recinzioni ma non è certo questa una giustificazione per voltarsi dall’altra parte. Anche perché ormai è scientificamente provato che gli esseri umani adulti non hanno bisogno né sono in grado di digerire il latte, un prodotto che è collegato anche, secondo alcuni studi, a una serie di tumori tra cui quello al seno, quello ovarico e quello della prostata. E ai problemi di salute umana si uniscono anche tutti i problemi legati alla salute e al rispetto animale come nel caso di questa tecnica di produzione agghiacciante.
Un primo concetto che va chiarito è che gli animali che sono stati selezionati nell’uomo nel corso dei secoli e che ora producono latte non producono questa sostanza schioccando le dita o perché sono geneticamente predisposti. Trattandosi di mammiferi, mucche, capre e pecore producono latte solo ed esclusivamente per nutrire i piccoli che portano in grembo. Questo significa che tutte le vacche da latte sono vacche che sono state ingravidate per stimolare e innescare il meccanismo di produzione del latte.
Per evitare però che il latte finisca in bocca ai vitelli, questi vengono tolti rapidamente mentre l’industria prosegue nello sfruttare la risorsa. Ciò che è emerso di recente è però che, dato il fatto che le mucche si rendono conto della mancanza dei propri cuccioli e che quindi in alcuni casi per lo stress smettono di produrre latte, esistono allevatori senza scrupoli in India che scuoiano i vitelli e li trasformano in pupazzi impagliati che mettono poi accanto alle mucche le quali, sentendo l’odore del cucciolo, tornano a produrre latte. Un circolo vizioso di dolore per un prodotto che non dovremmo neanche consumare.
Questa pratica nell’industria casearia indiana è talmente tanto radicata da avere un nome: Khaal baccha. La traduzione a spanne è “pelle di bambino“. E anche se in alcuni casi, ce n’è uno documentato risalente a qualche anno fa, si tratta di una pratica fatta per alleviare anche il dolore di una madre che perde il proprio cucciolo, nella maggior parte dei casi i vitelli, maschi, vengono affamati e lasciati morire per poi essere scuoiati e trasformati in pupazzi solo per prendere in giro le loro madri.
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