La Fase 2 del coronavirus – così denominata in conseguenza alla Fase 1 di quarantena – sarà sicuramente un momento in cui bisognerà trovare delle soluzioni strategiche e sicure per muoversi senza rischiare un eventuale contagio. E tecnologia a parte, grandi città come Milano e Roma, esposte maggiormente ad una densità di spostamenti di massa, stanno mettendo al vaglio piani di mobilità sostenibile intelligente.
Le associazioni ambientaliste puntano sulla bici per ripensare la mobilità urbana dopo il lockdown, ma non solo. Tra le proposte inerenti la mobilità sostenibile post coronavirus, inoltre, ci sono anche quelle che prevedono un potenziamento del car sharing e di cercare di evitare assembramenti sui mezzi pubblici. L’obiettivo è approfittare di questa emergenza per rendere più sostenibile il traffico urbano. Il rischio connesso, però, è quello di, con l’accesso limitato ai mezzi pubblici, vedere aumentare traffico e inquinamento atmosferico. Proprio per questo Legambiente ha presentato un piano in cinque punti ai sindaci italiani per riorganizzare la mobilità dal 4 maggio in poi. Il piano in questione prevede di rendere sicuri i mezzi pubblici, con tornelli e controlli per evitare gli affollamenti, sanificazione, mascherine obbligatorie, nuovi orari e la realizzazione di piste ciclabili provvisorie su tutte le arterie principali, restringendo le carreggiate delle auto con strisce o barriere.
Nella Capitale, per la sase 2 del coronavirus, la sindaca Virginia Raggi tende la mano alla mobilità sostenibile. L’idea è quella di disincentivare il più possibile l’uso delle auto private e considerando che i mezzi pubblici dovranno rispettare rigide regole di distanziamento sociale, la scelta è quella di privilegiare bici e monopattini. “Stiamo realizzando piste ciclabili, va privilegiato questo tipo di trasporto. Per quanto riguarda i bus, ci saranno probabilmente contapersone all’interno dei mezzi e il Campidoglio sta studiando quali linee sono solitamente più affollate così da incrementare le corse” ha dichiarato la Raggi. L’intenzione di aumentare le piste ciclabili è reale, ma c’è anche la mobilità elettrica nei piani romani oltre all’intenzione di spalmare le ore lavorative differenziando l’orario di apertura.
Anche Milano guarda a uno sviluppo della mobilità sostenibile post coronavirus come soluzione ideale. Il capoluogo lombardo ha un piano ambizioso per ridurre l’uso dell’auto dopo il blocco. Come? Con 35 chilometri di piste ciclabili, nuove zone 30 e con ATM che farà in modo che l’accesso alla metropolitana sia contingentato, informando quando si giungerà al livello di saturazione. Un piano ambizioso che è lo stesso vice sindaco di Milano, Marco Granelli, ad illustrare: “Per evitare di avere un altro milione di auto nelle strade, dovremo potenziare le due ruote: più biciclette e più scooter elettrici, e anche monopattini. E anche più sharing. Quindi più ciclabili, semplici e veloci“.
Un piano, quello messo a punto dalla città di Milano, che trova consensi non solo tra autorità e cittadini, ma anche in Greta Thunberg, l’attivista che ha fatto della lotta per il bene del pianeta una vera e propria missione. “Milano sta introducendo uno degli schemi più ambiziosi d’Europa, ripensando lo spazio stradale in risposta alla crisi del coronavirus” ha twittato la giovane attivista postando un articolo del britannico The Guardian. Serviranno un piano nazionale, nuovi incentivi su bici elettriche – e non solo – e idee per ripensare la mobilità sostenibile post coronavirus, ma la strada sembra già tracciata.
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