Dopo la campagna Detox, Greenpeace continua il suo impegno contro le sostante tossiche nei vestiti con la nuova iniziativa “The King is Naked“. La nota associazione ambientalista si è scagliata contro alcuni marchi di lusso, come Versace, Dior e Dolce & Gabbana. In particolare Greenpeace ritiene responsabili queste case di produzione di mettere a punto dei capi di abbigliamento per bambini contaminati da sostanze nocive.
Greenpeace ha svolto una specifica indagine, effettuando delle analisi chimiche su 27 prodotti della moda destinata ai bambini. E’ stato poi elaborato, dopo questi esami, uno specifico rapporto sull’argomento, con dei dati emersi davvero preoccupanti. 16 dei prodotti esaminati sono risultati abbondanti di varie sostanze pericolose: ftalati, composti perfluorinati, antimonio, etossilati di nonilfenolo. Si tratta di elementi chimici molto pericolosi sia in termini di sostenibilità ambientale che di salute umana. I composti chimici utilizzati nelle scarpe, nelle giacche e, in generale, nei vestiti prodotti per i più piccoli, una volta immessi nell’aria, possono inquinare i corsi d’acqua, mettendo in pericolo gli ecosistemi naturali. Inoltre hanno la capacità di influire negativamente con i sistemi endocrini umani e animali. Di solito i grandi marchi garantiscono la qualità dei loro prodotti, ma, secondo i responsabili di Greenpeace, non fanno altro che ingannare i loro clienti, con dei capi contaminati e contaminanti. Greenpeace ha lanciato un’apposita petizione, che ha l’obiettivo di riuscire a fermare l’azione distruttiva nei confronti del nostro pianeta. A livello pubblicitario si è scelto di puntare sulla famosa fiaba di Anderson “I vestiti nuovi dell’imperatore”, la storia di un giovane re che decide di rivelare al mondo intero la pericolosità dei vestiti per i bambini.
La campagna Detox e l’indagine
La campagna di Greenpeace è alla seconda fase. Prima di quest’ultima iniziativa c’è stata, infatti, Detox. L’associazione ambientalista da tempo ha cercato di mobilitarsi, per fare in modo di arrivare alla produzione di vestiti senza sostanze tossiche. Queste ultime possono essere davvero dannose per la salute e per l’ambiente. Per questo motivo la nota organizzazione sta cercando di convincere anche i grandi marchi, per essere sicuri che non vengano usate sostanze pericolose per fabbricare i vestiti.
Tutto è partito da un’indagine che Greenpeace ha avviato in numerosi Paesi del mondo. Sono stati coinvolti 25 Stati, per testare 82 articoli di abbigliamento per bambini, oltre che scarpe. I marchi presi in considerazione sono stati sia quelli popolari che quelli che fanno riferimento all’abbigliamento sportivo. Si è scoperto che gli articoli esaminati erano stati prodotti in 12 Paesi. Da quest’indagine è stato elaborato un rapporto dal titolo “A little story about the monsters in your closet”. La ricerca ha messo in evidenza l’uso diffuso di sostanze chimiche pericolose nella fase di produzione, anche quanto i tessuti sono destinati ai neonati.
I dati emersi sono sconcertanti. Su 50 prodotti su 82 sono stati trovati nonilfenoli etossilati, con livelli che vanno da 1 mg/kg fino a 17.000 mg/kg. Gli ftalati sono stati trovati in 33 campioni, con soglie che superano quelle che superano quelle consentite dalla legislazione europea. Sono state rintracciate concentrazioni anche di composti organo-stannici, delle combinazioni organiche dello stagno. A volte la loro presenza era anche maggiore rispetto alla quantità che i produttori dichiarano come limite da usare. Nei tessuti di poliestere è stato trovato l’antimonio e non sono mancate le tracce di composti perfluorurati.
Le richieste di Greenpeace
L’impegno di Greenpeace è volto all’affermazione di una moda sostenibile. Necessità che, nel mondo globalizzato di oggi, si fa sempre più impellente. C’è bisogno soprattutto di un consumo consapevole, come ha testimoniato anche Deborah Lucchetti, referente nazionale della Clean Clothes campaign. Greenpeace chiede proprio questo, vorrebbe che i consumatori fossero a conoscenza di ciò che contengono i vestiti che indossano e desidererebbe spingere i produttori a fare un uso sempre più ridotto delle sostanze chimiche, per arrivare alla loro totale eliminazione. Ma c’è di più. Secondo la nota associazione, ci deve essere anche un ruolo importante da parte dei governi, che vada nel senso della messa a punto di regolamenti specifici, in modo che si possa raggiungere anche uno scopo preventivo.
Greenpeace ha chiesto anche di passare ai fatti, con azioni immediate, per avere a disposizione una lista di sostanze da tenere sotto controllo e un registro pubblico dei dati sulle emissioni. I consumatori possono avere una parte importante nello scegliere i prodotti più ecofriendly, ma non può mancare l’attenzione da parte di chi fa le leggi. Alcune aziende hanno già raccolto l’appello di Greenpeace e stanno tenendo fede alle promesse che hanno fatto. Altre compagnie produttrici, invece, continuano ad agire indisturbate, non prendendo a cuore l’opportunità di pensare ad un mondo meno inquinato.
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