Il settore della moda è senza dubbio uno dei più inquinanti che ci circondano, ma quali sono gli obiettivi a breve termine per il pianeta?
Da tempo ormai gli ambientalisti hanno cominciato a far sentire la loro voce in merito a quelli che sono gli eccessi che ci circondano e soprattutto per quanto riguarda le azioni ben poco sostenibili di cui spesso ci circondiamo anche inconsapevolmente.
Proprio per questo motivo, uno dei settori più discussi e criticati è proprio quello della moda: per realizzare i capi di cui ci circondiamo e soprattutto per farli in grandi quantità, vengono utilizzati ogni giorno litri e litri d’acqua che vengono così sprecati in momenti di grave siccità come quella che sta attraverso ad esempio l’Europa in questo periodo e non solo.
Proprio l’acqua, d’altronde, è uno dei punti chiave e simbolo della lotta allo spreco e al cambiamento climatico, in quanto figura tra le risorse più in assoluto sprecatee spesso sperperate senza una reale attenzione. Ad esempio, secondo quanto emerso da un rapporto redatto dal Seri – Sustainable Europe Research Institute , pare per realizzare una sola maglietta di cotone vengano sfruttati addirittura 2700 litri di acqua, senza considerare l’intero ciclo produttivo e di coltivazione del cotone stesso.
Insomma, quello di una moda poco sostenibile è diventato oggigiorno un dibattito sempre più frequente e acceso, al punto tale ormai da smuovere sempre più persone e soprattutto da far fare un passo in avanti anche al settore stesso della moda. Proprio per cercare di ridurre la sua impronta idrica, infatti, il settore dell’industria tessile sta cercando di muoversi verso una direzione più sostenibile grazie anche agli strumenti che vengono messi a disposizione proprio dall’innovazione. E, in particolare, sono sempre di più le startup in crescita che hanno come obiettivo quello di puntare su una produzione più sostenibile.
Un esempio di moda che sta cercando di essere più sostenibile nel campo del settore tessibile è rappresentato proprio da una startup cleatech, ovvero Galy con sede a Boston. Questa, in particolare, ha scoperto e lavorato sulla realizzazione di un cotone coltivato in laboratorio, con un meccanismo simile a quello della carne artificiale.
L’obiettivo, chiaramente, è quello di offrire delle soluzioni agricole etiche e sostenibili, così da ridurre lo spreco di risorse, senza dover rinunciare ai comfort di cui ormai ci siamo abituati. In questo modo, e grazie in particolare al cotone da laboratorio, potremo abbracciare una dimensione più sostenibile, priva di pesticidi e fertilizzanti, ma soprattutto con materiali resistenti e biodegradabili. In particolare, si stima una riduzione del 99 per cento per quanto riguarda il consumo di acqua, del 97 per cento per il consumo di terra e del 91 per i fertilizzanti.
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