Negli ultimi anni si parla tanto di moda sostenibile perché è ormai chiaro che, in tutta la sua catena produttiva, l’industria della moda può rivelarsi altamente inquinante a livello ambientale ed eticamente lontana dagli standard minimi per quel che riguarda la manodopera. Anche nel settore della moda si sta quindi ripensando al modo di fare business per soddisfare l’aumentata domanda di sostenibilità della filiera produttiva. Gli esempi virtuosi non mancano.
Dall’approvvigionamento delle materie prime alla distribuzione e vendita finale dei prodotti tessili è molto difficile controllare l’intera filiera, sia per quanto riguarda l’utilizzo di sostanze pericolose per la salute che per quanto riguarda il trattamento – economico e non – di chi lavora in questo settore. Un settore sempre più in crescita che deve confrontarsi con sfide sempre più impegnative.
Un esempio virtuoso è quello di Inditex, un’azienda che oggi rappresenta il più grande rivenditore di moda al mondo. La multinazionale possiede infatti dieci marchi tra i quali Zara, Bershka, Pull & Bear, Stradivarius e Massimo Dutti. Per un’azienda così grande avere un impatto zero sul pianeta sarebbe impossibile, ma è alto l’impegno per riuscire a ridurre al minimo i danni arrecati all’ambiente. E dal 2005 è operativo un piano di condivisione degli utili con i dipendenti pari al 10% dei profitto.
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Moda sostenibile significa anche niente sprechi
Come ha fatto a ottenere tali risultati? Innanzitutto adottando un modello operativo flessibile orientato alla domanda dei clienti. L’obiettivo è ridurre gli sprechi (di denaro, di risorse, di prodotti invenduti) e produrre solo il necessario, quello che la gente chiede. Questo significa niente acquisti in blocco di capi, niente marketing aggressivo e sconti sugli stock, ma produzioni specifiche e mirate in base ai dati raccolti dalla clientela nei vari negozi fisici e online.
I controlli sulla filiera riguardano anche i tessuti usati per le creazioni di moda. Le materie prime devono essere sostenibili e non danneggiare l’ambiente. Garantire la sostenibilità dei prodotti su tutta la filiera non è semplice ma è possibile. Nel caso di Inditex i controlli interessano i fornitori (origine dei prodotti, riduzione e ottimizzazione delle spedizioni), i designer (uso di app per usare al massimo i tagli di tessuto e avere meno scarti), i rivenditori, negozi e persino acquirenti. Perché non ci può essere una moda sostenibile senza la consapevolezza responsabile del consumatore finale.
Promuovere una cultura del consumo responsabile, oltre a quella di una produzione più attenta, è l’altro fronte su cui lavorare, quindi, per aumentare la sensibilità di tutti verso una moda etica diffusa e davvero sostenibile per le comunità e l’ambiente.
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