La varietà di pollo più comune è il broiler. Purtroppo la sua breve e sofferente vita alla fine impatta anche sulla carne che finisce nel piatto
Non molte persone sanno che la tipologia di pollo più comune si chiama broiler. Questa varietà è quella comune con la cresta rossa e la pelle gialla. Viene allevata in maniera intensiva dagli anni Trenta del Novecento. Pionieri sono stati ovviamente gli statunitensi, che si sono accorti che con l’allevamento intensivo si poteva abbassare il prezzo della carne ed aumentare i guadagni. La domanda di pollo aumenta, e così esponenzialmente, a discapito della qualità della breve vita dei polli. Con gli anni Sessanta ed il boom economico questa pratica di allevamento è diventata praticamente esclusiva.
Ad oggi in Europa gli allevamenti intensivi, in particolare di pollo, tra le carni più consumate al mondo, viene strettamente regolamentata. A differenza degli allevamenti con meno di 500 animali, degli allevamenti bio e di quelli estensivi sia in capannone che a terra. Il problema degli allevamenti intensivi, oltre alla crudeltà atroce verso gli animali, è che con una crescita indotta, l’animale può ammalarsi molto facilmente, ed avere bisogno di medicine che di conseguenza rimangono all’interno della carne. Così come la carica ormonale per farli crescere meglio. Questo, con un consumo a lungo termine, potrebbe causare antibiotico resistenza e valori eccessivi di ormoni nell’essere umano.
Pollo broiler, la sua breve vita
Ormai si conosce il nome, pollo broiler, ed ora è il momento di presentarlo. Appena nasce in un allevamento intensivo, il broiler viene prontamente messo su nastri trasportatori e vaccinato. Anche in questa fase iniziale molti pulcini muoiono per schiacciamento. Quelli che sopravvivono vengono messi in capannoni dove sono alimentati con mangimi altamente energetici che ne anticipano la crescita. Il risultato: il pulcino a 7 settimane di vita è gigante, e può essere utilizzato come carne di pollo.
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Il problema è che la sua breve crescita avviene in delle lettiere, dove gli escrementi mai raccolti rendono l’aria irrespirabile e malsana. Da qui nascono:
- problemi respiratori;
- affezioni oculari;
- problemi cardiocircolatori;
- lesioni cutanee.
Molti non sopravvivono a questa fase. La stazza del pollo superiore alla sua età gli fa deformare le zampe, e di conseguenza rendere inaccessibile il cibo. Chi non muore di fame muore di malattia o altro. Chi sopravvive sviluppa facilmente il fenomeno chiamato “splay leg”, a causa della massa muscolare superiore alla sua età, ovvero la caduta a terra causata dall’enorme peso con la divaricazione delle gambe che fa sì che non si possa più rialzare.
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Chi riesce a vincere anche questa fase e rimanere in vita viene trasportato al macello e appeso a testa in giù. Dopodiché un sistema a base di elettricità stordisce il pulcino gigante facendolo svenire. Ed a volte non ci si riesce, per cui il pollo giovane rimane cosciente durante tutta la fase della macellazione. Ultimo passaggio sulla nostra tavola come alimento umano.