Monumenti e siti archeologici a rischio: tutto a causa dei cambiamenti climatici

Ad essere in pericolo sono monumenti e luoghi archeologici d’ampio interesse culturale celebri in tutto il mondo: il cambiamento climatico ha un impatto anche su di loro. 

monumenti in pericolo per i cambiamenti climatici
Monumenti e siti archeologici in pericolo (Ecoo.it)

Gli edifici storici, i siti archeologici e i monumenti che ogni anno chiamano a raccolta milioni di turisti sono in pericolo: rientrano tra le vittime dei cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale rappresenta una minaccia per il loro stato di conservazione, aggravando meccanismi fisici, chimici e biologici con conseguente velocizzazione del degrado e contribuendo a creare nuovi fenomeni di deterioramento i quali possono influenzare la loro struttura e composizione. Come si può agire per evitare la sorte peggiore?

Principalmente, fattori di stress climatico sono temperature molto alte, precipitazioni e vento. Danno luogo ad una concatenazione di trasformazioni fisiche, chimiche e biologiche che possono portare alla modifica delle strutture e dei materiali di un monumento e sito archeologico. Ad esempio, un’importante variazione di temperatura può comportare gelo e disgelo e il continuo alternarsi tra ghiaccio e suo scioglimento su una roccia comporta a lungo andare l’apertura di fratture e cavità, degradando il materiale. La risposta chimica di alcuni materiali (termoclastismo), inoltre, crea dei piani di rottura mentre un clima caldo-umido fa proliferare micro-organismi come alghe, funghi o licheni che aggrediscono le superfici. 

Perché monumenti e siti archeologici sono in pericolo ed è necessario agire 

monumenti in pericolo per i cambiamenti climatici
Monumenti a rischio a causa dei cambiamenti climatici (Ecoo.it)

Allo stesso tempo, pioggia, neve e grandine, così come l’acqua presente nell’aria sotto forma di vapore, creano delle variazioni di umidità che nel tempo corrodono o lisciviano le rocce, portando anche all’accumulo di cristallizzazione di sali. Il vento, invece, crea un’erosione fisica che può compromettere la struttura della roccia esposta in maniera importante, soprattutto se accompagnato da pioggia o materiali in sospensione come la sabbia. 

Tra i siti che oggi causano maggior preoccupazione abbiamo, nell’area mediterranea, il tempio di Hagar Qim a Malta, patrimonio dell’Unesco. A protezione, sono state installate delle strutture che vogliono limitare i danni dovuti alle escursioni termiche. Ancora, nell’Irlanda del nord, in Galizia (Spagna) e in Inghilterra, diversi monumenti stanno subendo l’attacco di muffe, muschi e licheni dovuti all’aumento considerevole del tasso d’umidità. Le precipitazioni, invece, stanno attaccando la salute del Machu Picchu in Perù. In pericolo anche gli scavi archeologici di Abu Mena in Egitto, il sito di Chan Chan in Perù nonché la stessa città italiana di Venezia, il cui scenario fa prevedere un aumento del livello del mare fino a ca. 200 cm entro il 2100. 

La conservazione del patrimonio storico ed archeologico dovrebbe essere una priorità a livello mondiale. Proprio per questo, istituzioni, ricercatori e società stanno unendo le forze per mitigare gli effetti del cambiamento climatico su strutture monumentali e manufatti. Ad esempio, il progetto REFRESH vede coinvolti team di ricerca di quattro Paesi europei diversi e si concentra sulla conservazione del Palazzo Ducale di Venezia, del Louvre di Parigi, del Gruuthuse Museum di Bruges e del Blenheim Palace d’Inghilterra. Il ciclo dell’acqua viene analizzato su tre livelli diversi: attorno agli edifici nel contesto naturale; il trasferimento dall’esterno all’interno degli edifici, nel caso di filtrazioni; l’interazione con gli oggetti conservati al loro interno. 

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