L’anguria è tra gli spuntini estivi più ricercati e sicuramente fa bene: ma il caso di un atleta morto dopo averne mangiata una fa discutere.
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Un atleta, un campione di MMA, viene ritrovato morto in casa e la responsabilità viene data a un’anguria che avrebbe mangiato insieme alla moglie, a sua volta ricoverata. Ma davvero è possibile morire dopo aver mangiato un’anguria? I fatti risalgono allo scorso 30 ottobre 2022: l’atleta in questione è il 33enne russo Alexander Pisarev e a ritrovarlo privo di vita è stato suo padre. La morte del russo ha portato a diverse speculazioni sul consumo del frutto contaminato, che avrebbe condiviso con sua moglie, a sua volta ricoverata in ospedale. Cosa c’è di vero in questa notizia?
Veramente uno sportivo è morto dopo aver mangiato un’anguria?
La famiglia di Pisarev ha sottolineato che l’atleta godeva di buona salute e non soffriva di malattie croniche, ma i risultati attesi dell’autopsia, che avrebbe fatto luce sulle cause del decesso, non sono mai arrivati. In ogni caso, per gli esperti ci sarebbero pochi dubbi su questa anomala intossicazione alimentare.
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Dobbiamo subito chiarire e dire la verità: l’anguria è un frutto del quale in estate non si può fare a meno e i suoi benefici sono sotto gli occhi di tutti. Molto si è anche discusso se possano essere o meno i semi dell’anguria a fare male alla salute. Facciamo un po’ di chiarezza, ricordandovi come sempre che il nostro non è un portale scientifico e in caso di sospetta intossicazione non bisogna mai affidarsi alle notizie che si trovano in Rete, ma occorre rivolgersi a uno specialista, andando in ospedale o chiamando i soccorsi a casa.
Sfortunatamente, le angurie possono anche andare a male se non li conservi in un luogo fresco e asciutto. Il primo campanello d’allarme – in questi casi – è l’odore acre del frutto: l’odore sgradevole che deriva anche soltanto dall’annusare un’anguria cattiva non è qualcosa che si sopporta facilmente. Per fortuna, al contrario, è abbastanza facile determinare se un’anguria è marcia e forse è meglio non provarci nemmeno a mangiarla.
Come riconoscere un’anguria che è andata a male?
Partendo dal presupposto che ancora oggi non è stato possibile stabilire se Pisarev sia davvero morto a causa dell’anguria andata a male, cerchiamo di capire alcuni degli elementi che ci descrivono come non commestibile questo frutto. Innanzitutto, se la polpa vira all’arancione o al giallo, significa che non abbiamo di fronte un prodotto fresco. Si tratta dell’indicatore più immediatamente riconoscibile per rendersi conto se l’anguria è un prodotto buono da consumare. Addirittura il tatto ci fa capire se il prodotto è fresco: l’anguria fresca dovrebbe essere morbida e succosa sulla pelle, se è ruvida è sintomatico di un prodotto che non è più di primissima scelta.
Bisogna poi sapere che il forte odore che indica che il prodotto possa essere andato a male, è causato dall’etilene chimico presente nel frutto quando matura. Se noti delle macchie che sembrano muffe sull’anguria, potrebbe essere un segno che sta iniziando a diventare marrone, allo stesso tempo se si nota che l’interno sia diventato morbido e pastoso. Mangiare un’anguria che sta andando a male può provocare la comparsa di macchie verdi o marroni sul viso. Si può anche contrarre la sclerodermia, che è una malattia della pelle che colpisce i tessuti connettivi della stessa.
Il modo più efficace per stabilire la qualità di un’anguria è guardare la superficie esterna del guscio per indicazioni di muffe o altri organismi fungini: al supermercato, infine, scegli quella che ti appare più pesante, compatta e dolce. In ogni caso, potete stare sereni: il rischio di una gravissima intossicazione che porti anche alla morte è una condizione davvero molto, ma molto rara. La morte per aver ingerito anguria può essere legata piuttosto a reazioni allergiche o intolleranze individuali, classificate comunque come rarissime, oppure a una congestione, se magari si mangia l’anguria dopo una corsa, prendendo il frutto molto freddo dal frigo. Infine, ci possono essere casi di contaminazione alimentare del frutto.