Un nuovo caso di morte causata dall’ameba mangia cervello, qualche settimana fa a perdere la vita era stata una ragazza di 17 anni.
Infezione da meningite amebica, causata da Naegleria fowleri: si tratta di una delle condizioni più rare di infezione che possa essere contratta, ma è anche quella che fa più paura, perché sono rarissimi i casi in cui si può sopravvivere. Stiamo parlando del cosiddetto ameba mangia cervello, un organismo unicellulare, che vive in acqua dolce e calda, e che ha causato un altro decesso, proprio nelle scorse ore. Di appena quale settimana fa, la vicenda riguardante una ragazza di 17 anni morta a causa del terribile ameba, una storia che aveva fatto il giro del mondo, commuovendo tante persone.
Questo organismo unicellulare ha un nome così terrificante perché agisce proprio in quel modo: vale a dire che entra nel corpo attraverso il naso e viaggia verso il cervello. Può causare meningoencefalite amebica primaria, ovvero distrugge – mangia, per l’appunto – il tessuto cerebrale. L’infezione è quasi sempre fatale e i dati sulla mortalità non lasciano spazio a interpretazioni.
Negli USA, secondo i dati ufficiali, nei sessant’anni che vanno dal 1962 fino allo scorso 2022, si sono registrati infatti 157 casi di infezione da ameba mangia cervello: solo quattro persone sono sopravvissute. L’infezione colpisce soprattutto giovanissimi, di età inferiore ai 14 anni, ed i danni che provoca al nostro corpo, come evidenziato dai decessi causati da questo organismo, sono difficilmente riparabili. Tendenzialmente possiamo dire che chi vive nel nostro Paese può nuotare abbastanza tranquillamente. I dati che riguardano i casi di infezione in Italia sono davvero quasi irrilevanti da un punto di vista statistico.
Ben diverso è la situazione negli Stati della zona meridionale degli USA, dove – sebbene sia una condizione rara – i casi di infezione da Naegleria fowleri sono sicuramente ben più elevati. Basti pensare che solo nel Texas sono stati identificati 39 casi di meningoencefalite amebica primaria, nel periodo che va appunto dal 1962 al 2022. Proprio nel Texas è stato registrato inoltre l’ultimo decesso a causa dell’ameba mangia cervello.
Tra le ultime morti a causa di questo batterio, oltre alla ragazza di soli 17 anni di cui abbiamo parlato, ci sono un residente in Georgia e un bambino in Nevada. Entrambe le vittime sono morte a luglio: quando si contrae l’infezione, l’aspettativa di vita è ridotta davvero a pochissimi giorni, difatti i sintomi iniziano da uno a 12 giorni dopo aver nuotato e in meno di tre settimane sopraggiunge la morte. Nausea, vomito, febbre, forte mal di testa sono i sintomi comuni più facilmente riconoscibili.
L’ultimo caso di decesso è di un uomo residente nel Texas, che avrebbe contratto l’infezione dopo aver nuotato nel lago Lyndon B. Johnson in agosto, secondo Austin Public Health. Ma davvero non c’è niente da fare quando si contrae l’ameba mangia cervello? Come detto, i casi di sopravvissuti sono rarissimi, ma al contempo la prevenzione è molto importante. Gli esperti sottolineano che per ridurre al massimo il rischio di infezione, i nuotatori dovrebbero usare delle piccole accortezze. Tra queste, occorrerebbe limitare la quantità di acqua che sale nel naso, tenendo il naso chiuso, usando pinzette per il naso o tenendo la testa fuori dall’acqua.
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