Si è spento a Parigi, all’età di 90 anni, Toni Negri: filosofo e saggista, fu leader dell’Autonomia Operaia, nei suoi scritti, molti riferimenti alla crisi climatica.
Toni Negri, leader dell’Autonomia Operaia e una delle figure politiche della seconda metà del Novecento più discusse, si è spento a Parigi: aveva 90 anni. La notizia della sua morte è stata accolta con contrastanti pareri dal mondo politico e in particolare il ministro Gennaro Sangiuliano ha ricordato come il filosofo e saggista sia stato definito un “cattivo maestro”.
Nato a Padova nel 1933, come abbiamo già fatto cenno, Toni Negri è stato una figura controversa nel panorama della filosofia, dell’attivismo politico e dell’accademia italiana e internazionale. La sua storia personale e politica ha attraversato decenni e molte generazioni, tant’è che fu uno dei principali teorici del movimento del marxismo operaista negli anni Sessanta e Settanta, per poi avere una leadership riconosciuta anche in anni recenti.
Toni Negri, insieme al filosofo statunitense Michael Hardt, ha infatti scritto alcuni saggi diventati un punto fermo per il cosiddetto “popolo di Seattle”, ovvero il movimento di contestazione che a partire dalla fine degli anni Novanta ha attraversato le strade del pianeta, con manifestazioni – anche molto radicali – in cui veniva avanzata la richiesta di “un altro mondo possibile”.
Il filosofo e saggista fu coinvolto attivamente nelle organizzazioni della sinistra extraparlamentare come Potere Operaio e Autonomia Operaia ed è stato al centro di un controverso processo, basato sul cosiddetto teorema del 7 aprile, oggetto di accuse gravissime dalle quali venne assolto. Fu comunque condannato a 12 anni per una serie di reati “minori” rispetto alla gravità delle accuse principali: ancora oggi quella condanna fa discutere.
La complessità delle sue idee, il suo impegno politico e le sue controversie legali hanno contribuito a renderlo una figura di spicco nel panorama intellettuale e politico italiano, ma anche internazionale: molte delle sue tesi sono ritenute ancora valide oggi, in particolare in alcuni ambiti dei movimenti ecologisti e ambientalisti, come Fridays for Future, nato dalle proteste di Greta Thunberg.
Nei saggi scritti da Michael Hardt e Antonio Negri, si esplorano le dinamiche del potere globale e le possibili alternative per una trasformazione democratica: è soprattutto in “Moltitudine”, seguito di “Impero” – una delle opere più rilevanti in un certo panorama politico, ma anche ampiamente criticata, che i due autori inseriscono l’ecologia all’interno di un dibattito più complesso.
In particolare, in “Moltitudine” si parla della costruzione di alternative democratiche all’interno di un sistema che appunto viene definito “Impero”. Queste alternative vengono messe in campo da soggetti sociali emergenti che intendono contrastare la catastrofe che sarebbe causata dal dominio economico e bellico del suddetto sistema, e che è anche una catastrofe ecologica.
Successivamente, in uno dei suoi scritti più recenti, datato 2014, il filosofo Toni Negri aveva affermato che la crisi climatica, anzi da lui definita “collasso del sistema climatico del pianeta”, sarebbe “subordinata alle politiche industriali, e affrontabile solo sulla base della critica ad esse”. Queste tematiche, affrontate all’interno dei movimenti sociali e di una discussione filosofica ampia, hanno trovato anche molte critiche.
Resta però il fatto che – al di là di come la si pensi e di come si consideri il personaggio, appunto annoverato tra i “cattivi maestri” – il dibattito che scaturisce ed è scaturito negli anni attorno alle tesi di Toni Negri è attualissimo e tante sue intuizioni molto radicali sono valide per l’analisi della nostra società.
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