È una tecnica tradizionale e millenaria di costruzione, che oggi sta scomparendo. Nel 2018 l’Unesco ha inserito i muretti a secco nel suo patrimonio.
Le forme di costruzione primitive, e tradizionalmente trasmesse attraverso la cultura orale e l’artigianato, sono dei patrimoni inestimabili, che purtroppo ad oggi stanno sparendo. Dei manufatti a cui probabilmente si dà poco valore sono i muretti a secco. Sempre che si sappia di cosa si tratta. Vengono ormai considerati delle forme d’arte al punto da essere tutelati ed inscritti nel patrimonio Unesco dal 2018.
Si trovano in numerose aree italiane, da Pantelleria alla Costa Amalfitana, in Valtellina, nelle Cinque Terre, in Salento e nella valle d’Itria. Insomma, lungo tutto lo stivale. Al livello internazionale sono presenti in Cina, in Perù, ed in Europa continentale. I greci antichi ed i romani antichi utilizzavano frequentemente questa tecnica di costruzione, che come tale aveva un ruolo prettamente funzionale e non estetico. Ad oggi è considerata una forma d’arte.
Sostanzialmente si tratta di muretti come altri, ma con delle peculiarità davvero interessanti. Si chiamano a secco perché le pietre non sono legate o fissate con il cemento o con altro collante. Solo con della terra. Dunque per sovrapporre le pietre è fondamentale la scelta del pezzo, e la modalità di impilarle. Anche senza cemento incredibilmente i muretti a secco sono molto solidi.
Richiedono dei costi davvero irrisori per essere costruiti, ma è necessaria abilità e la maestranza. Da quando sono diventati patrimoni Unesco, e per questo tutelati, in molti luoghi si sta recuperando la tradizione di insegnare a costruirli. Non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i giovani che vogliono conoscere le tradizioni millenarie della propria terra. Fondamentale per costruire il muretto a secco effettuare un canale per tutta la sua lunghezza, che con altre pietre e della terra solida e compatta possa fungere da fondamenta.
Oltre ad avere un’importanza storica ed antropologica, i muretti a secco giocano anche un ruolo significativo nel contenimento dei disastri causati dai cambiamenti climatici. Possono essere delle dighe efficaci per bloccare acqua e fango durante le alluvioni.
L’Unesco stessa, nell’esplicitare la motivazione dell’assegnazione, ha spiegato che “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura”. Una tradizione millenaria che non smette mai di sorprendere, ed allo stesso tempo un manufatto artistico di grande valore storico ed antropologico.
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