Con una prima volta assoluta il team che all’interno della NASA si occupa di studiare quelli che una volta si chiamavano UFO arrivano alcune indicazioni ma non si tratta di buone notizie
La verità è là fuori, diceva qualcuno, ma per ora rimane del tutto o quasi avvolta dal mistero. Questa è la conclusione cui sono arrivati tutti quelli che hanno assistito al primo report pubblico del team interno della NASA creato appositamente per studiare i fenomeni eventualmente extraterrestri avvenuti nell’atmosfera terrestre. Quelli che una volta si chiamavano UFO e che invece adesso hanno cambiato sigla e si chiamano UAP, ovvero Unidentified Aereal Phenomenona.
Ma la sostanza non cambia e si tratta sempre di cose che potrebbero o meno darci la prova che tanti aspettano di una presenza là fuori nello spazio. Per ora però a quanto pare tutto ciò che il team dedicato agli UFO è riuscito a capire è che servono dati più sostanziosi. Soprattutto dati raccolti dalla comunità scientifica e non dalle strumentazioni militari né tantomeno dai cellulari delle persone comuni.
Dalla conferenza, mandata in onda anche in diretta sul canale YouTube di CBS News, tanti si aspettavano che il team di esperti NASA che si occupa degli UFO avesse qualche informazione finalmente conclusiva. Ma è invece emerso che purtroppo per ora mancano dati realmente utilizzabili.
Non che si tratti di una perdita di tempo, e per esempio è un concetto che viene sottolineato dall’astrofisico David Spergel, direttore del gruppo di studio ex membro dell’ Advisory Council della NASA. Spergel, durante una teleconferenza che si è tenuta dopo l’incontro ufficiale, ha infatti sottolineato come lo studio dei fenomeni denominati UAP possa avere una valenza anche se potrebbe non portare mai ad avere prove certe della presenza di civiltà extraterrestri, facendo l’esempio del fenomeno FRB ovvero i fast radio burst identificati all’inizio come anomalie e che si è scoperto poi essere segnali inviati da galassie lontane.
L’idea che non siamo soli, che c’è qualcosa là fuori oltre a noi qui sulla Terra è una idea affascinante e che l’uomo si porta dietro fin da quando i nostri antenati hanno iniziato ad alzare gli occhi al cielo. Nel corso dei secoli il cielo è stato popolato via via da divinità più o meno grandi, più o meno cattive e poi da santi, angeli e adesso da qualche parte tanti sperano e pensano che ci siano quelli che una volta erano gli omini verdi, che forse sono grigi, ma che tutti concordano debbano essere tecnologicamente più avanzati rispetto a noi, dato che riescono a passare inosservati. Di certo lo spazio là fuori è abbastanza vasto da poter accogliere, almeno in teoria, un altro pianeta che per caso si trovi alla distanza giusta da una stella potente a sufficienza da riscaldarlo e dare così origine a quelle reazioni chimiche che potrebbero permettere una qualche forma di vita. Ma per sapere se esiste davvero una galassia lontana lontana occorrerà aspettare ancora.
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