La Nasa individua un singolare oggetto spaziale a milioni di anni luce dalla Terra attraverso le immagini catturate dal Telescopio Hubble: vediamo di cosa si tratta e cosa dicono gli scienziati
L’osservazione spaziale, fatta attraverso l’ausilio delle strumentazioni avveniristiche come i radiotelescopi, è alla continua ricerca di corpi celesti. Scandagliando immense regioni a milioni di anni luce da noi, effettua una vera e propria caccia alla scoperta di nuovi elementi che possano spiegare meglio l’evoluzione del cosmo nel quale orbitiamo. L’astronomia osservativa è un’attività fondamentale della più ampia scienza astronomica e mira appunto all’acquisizione di più dati e informazioni possibili.
La disamina di tratti celesti cosi lontani non è semplice, ma gli strumenti a disposizione sono sempre più all’avanguardia e consentono di osservare fenomeni localizzati in posizioni che un tempo erano proibitive. La moderna astronomia utilizza i radiotelescopi spaziali che raccogliendo molta luce e ingrandendo le immagini permettono di osservare anche oggetti molto deboli, piccoli e distanti. Tecnologie avanzate, specchi curvati, particolari forme coniche e strumenti ottici sono gli elementi chiave dell’osservazione spaziale di ultima generazione.
Una nuova immagine spaziale, catturata dal telescopio Hubble, è al vaglio degli scienziati. Hubble è il telescopio attualmente operativo più grande e più versatile ed è in orbita nello spazio dal 1990, in continuo aggiornamento. L’immagine in questione mostra Z 229-15, una galassia a spirale con due bracci. In realtà l’oggetto che appare è più interessante di quello che sembra ad una prima occhiata. La sua classificazione non è unica, ma rientra in più descrizioni possibili.
Partiamo dal suo nucleo che ci regala una regione centrale molto più luminosa della norma. La causa di questa eccezionale luminosità è un buco nero supermassiccio posizionato nel centro della galassia oggetto di osservazione. Non solo ma si evidenzia un disco rotante che raggruppa molto materiale cosmico intrappolato al suo interno, attirato dalla gravità del buco nero. Il riscaldamento di questo disco sprigiona energia e quindi la luminosità. I parametri di evidente luminosità e lontananza dalla Terra classificano l’AGN (regione al centro di una galassia) anche come qasar.
L’immagine straordinaria rilevata dal telescopio orbitante Hubble della galassia Z 229-15, si configura come un qasar relativamente “vicino”, in considerazione dei 390 milioni di anni luce di distanza dal nostro Pianeta. Il grado di luminosità consente di far rientrare questa tra le galassie di Seyfert in quanto permette di visionare le stelle appartenenti ad essa. In conclusione Z 229-15 è dunque classificabile con tre diverse identità: come una galassia di Seyfert con una sottoclasse di qasar e AGN.
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