Venti minuti di blackout nelle comunicazioni tra Houston e la Stazione Spaziale Internazionale in orbita: andiamo a scoprire insieme cosa è accaduto
Il settore delle missioni spaziali è in continua espansione con una nuova iniezione di dinamismo e vitalità grazie a importanti investimenti caratterizzati dall’importanza strategica che riveste il campo di ricerca. La crescita è rapida e in evoluzione poiché sono cambiate le prospettive, le opportunità e anche i rischi. Dal 1957, anno in cui l’era spaziale ha inizio con il lancio dello Sputnik sovietico, sono stati fatti enormi passi importanti per l’umanità, come il primo sbarco sulla Luna compiuto dagli americani. Le vicende spaziali sono sempre rimaste legate a doppio filo con le dinamiche geopolitiche, diventando campo di battaglia tra le due superpotenze (USA e URSS) durante la Guerra Fredda.
La competizione scientifica e tecnologica ha da sempre caratterizzato il mondo delle potenze aereospaziali anche con finalità collegate alla sicurezza nazionale. E’ stata data molta rilevanza infatti ai servizi satellitari che possono garantire comunicazioni, osservazioni e rilevazioni con doppia funzione, civile e militare e sono state numerose le attività spaziali che hanno via via coinvolti diversi enti a livello internazionale. Da una un lato una certa competizione e dall’altro una fattiva collaborazione hanno dato vita a quello che è oggi il mondo delle relazioni internazionali spaziali, creando un modello su cui fanno riferimento una ventina di nazioni nel mondo che gestiscono i satelliti in orbita, in aperta cooperazione per il bene del futuro del nostro Pianeta.
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è in orbita terrestre bassa dal 1998 e rappresenta perfettamente la collaborazione intercorsa tra le agenzie spaziali con progetti multipli di ricerca scientifica. Coinvolte NASA, ESA, RKA, JAXA e CSA-ASC, cioè Stati Uniti, Europa, Russia, Giappone e Canada, che tramite accordi intergovernativi gestiscono le attività spaziali a bordo e i moduli di differente estrazione nazionale di cui è composta. Martedì scorso per venti minuti si sono interrotte le attività di comunicazione tra il Johnson Space Center di Houston, il centro controllo missione, e la Stazione Spaziale Internazionale. Per il ripristino sono occorsi altri 70 minuti, per un totale di 90 minuti di blackout.
Il questo periodo di tempo il centro controllo aveva perso la possibilità di comando, di telemetria e di comunicare verbalmente con l’equipaggio. Un’eventualità mai accaduta prima nei ventiquattro anni di vita della missione internazionale. La collaborazione tra agenzie si è subito attivata e nei minuti di buio la NASA si è potuta appoggiare ai sistemi di comunicazione dei russi. La causa è da imputare all’interruzione di corrente sopraggiunta durante alcuni lavori di ristrutturazione e ammodernamento, presso la struttura del Johnson Space Center e che ha di fatto interrotto temporaneamente le connessioni.
L’interruzione delle comunicazioni, tra il centro di controllo statunitense e la stazione spaziale, non ha mai messo in pericolo l’equipaggio presente a bordo, né sono state compromesse le apparecchiature. Il problema riguardava il sistema a terra ed è stato risolto a terra, senza mai interferire con le attività svolte sulla Stazione Spaziale Internazionale. Per la verità la NASA ha previsto e predisposto una sorta di centro di controllo di riserva che subentrerebbe al principale in caso, per esempio, di evacuazione forzata per eventi atmosferici che vadano a compromettere la sicurezza del personale. In questo caso specifico non è stato attivato.
La nota positiva di questa situazione di emergenza comunicativa ha di fatto dimostrato quanto le tensioni indubbie politiche che intercorrono tra gli Stati Uniti e la Russia, non abbiamo influenzato il lavoro comune tra le rispettive agenzie spaziali che continuano a collaborare ai progetti avviati in condivisione di mezzi e tecnologie, nella più totale comunione di intenti.
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