Gli Stati firmatari dell’accordo di Parigi del 2015, impegnati in questi giorni alla Cop26 di Glasgow, la Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, hanno preso l’impegno di fornire una stima delle emissioni e di segnalare eventuali progressi, presentando regolarmente dei report sulle emissioni dei gas serra, specificando le fonti di emissione e i risultati raggiunti, che vengono poi esaminati da tecnici esperti. Questo ha lo scopo di garantire trasparenza, ma è un processo che richiede tempo e i dati ricavati potrebbero non essere particolarmente accurati.
Ricavare informazioni precise e in tempo reale sarebbe estremamente utile per avere un’idea concreta degli sforzi messi in campo dai singoli stati per contrastare il cambiamento climatico. Negli ultimi anni questo è stato uno degli obiettivi della Nasa e, nei giorni scorsi, i ricercatori dell’agenzia governativa statunitense hanno dichiarato di essere finalmente in grado di misurare in tempo reale i cambiamenti effettivi nelle concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Climate Trace, il progetto promosso da Al Gore
Nella stessa direzione si sono mossi gli ideatori di Climate Trace, un progetto nato da una collaborazione promossa dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore e presentato da quest’ultimo durante un evento in occasione della Cop26. L’obiettivo è quello di tracciare e monitorare le emissioni di gas serra dei singoli Stati in maniera dettagliata, trasparente e affidabile.
Lo strumento messo a punto dai tecnici di Climate Trace utilizza l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico per analizzare le immagini satellitari e i dati dei sensori per ottenere stime accurate delle emissioni di gas serra quasi in tempo reale.
La strategia della Nasa per monitorare le emissioni
Parallelamente, dal 2009 la Nasa ha portato avanti la missione Orbiting Carbon Observatory che ha il compito di effettuare misure precise dell’anidride carbonica atmosferica grazie ai dati raccolti da un satellite in orbita intorno alla Terra. Dal 2014 il satellite OCO-2 raccoglie e analizzata dati sulle emissioni di gas serra coprendo quasi tutto il pianeta.
I ricercatori hanno affermato che collegando le misurazioni satellitari della CO2 a un modello del sistema terrestre, sono stati in grado di rilevare piccole riduzioni della concentrazione atmosferica di anidride carbonica negli Stati Uniti e in altre Paesi interessati dal blocco delle attività causato dalla pandemia di coronavirus all’inizio del 2020.
Secondo alcune stime, il calo dell’attività economica causato dalla misure di contrasto alla diffusione del virus ha portato a riduzioni delle emissioni pari anche al 10% durante i primi mesi della pandemia. Riduzioni che possono sembrare grandi, ma che si sono tradotte soltanto in un piccolissimo cambiamento nella concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, i cui livelli si attestano intorno alle 410 parti per milione e sono ancora eccessivi.
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Misurare le emissioni di gas serra dallo spazio è possibile
“Crediamo che questa sia una pietra miliare”, ha affermato Brad Weir, ricercatore presso il Goddard Space Flight Center della NASA e autore principale di un articolo che descrive il lavoro pubblicato sulla rivista Science Advances.
Continuare a misurare le emissioni di gas serra dallo spazio è l’obiettivo dei ricercatori della Nasa. Infatti, diversi altri satelliti per la misurazione dell’anidride carbonica sono programmati per essere lanciati nei prossimi anni. “Poiché abbiamo capacità di osservazione sempre migliori, riteniamo che il monitoraggio delle emissioni attraverso osservazioni spaziali sia fattibile“, ha concluso Weir.