Ma anche il pane, il latte, i prodotti derivanti dalla sua lavorazione e la carne non sono immuni da un uso non basato sulla lotta agli sprechi. A fare il punto sulla questione con dati precisi è stata la CIA, la Confederazione Italiana Agricoltori, che ha messo in evidenza come in occasione delle feste natalizie finiranno per essere buttate 500 tonnellate di cibo per un costo complessivo di 1,5 miliardi di euro. Un comportamento non ecocompatibile, che determina lo spreco di circa un terzo dei cibi destinati ad imbandire la tavola delle feste.
Se da un lato per un menu di Natale 2010 sostenibile saranno in voga i prodotti made in Italy, preoccupandosi per la salvaguardia dell’ambiente, dall’altro lato, non prestando attenzione agli sprechi alimentari, si finisce con il rendere vano ogni tentativo di determinare un impatto ambientale ridotto proprio in occasione del Natale. Di certo badare a non sprecare il cibo può essere fatto rientrare fra le regole da rispettare per fare in modo che il Natale 2010 sia una festa ecologica a tutti gli effetti.
Non dobbiamo dimenticare che una tonnellata di rifiuti alimentari è in grado di generare 4,2 tonnellate di anidride carbonica. Una questione su cui riflettere.
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