La Nature Restoration Law, vale a dire il regolamento sul ripristino degli ecosistemi, è stato approvato da 21 paesi dell’UE, ma non dall’Italia: vediamo insieme il perché
Il Pianeta è in sofferenza sia dal punto di vista climatico che ambientale. L’UE ha infatti predisposto con il Green Deal una strategia globale che possa intervenire a favore della crisi climatica. L’ obbiettivo dichiarato è raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 attraverso lo sviluppo di un’economia a impatto zero che sfrutti tecnologie pulite in tutti i settori. La condizione necessaria alla riduzione delle emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 è, infatti, l’implementazione del settore energia basato in larga misura su fonti rinnovabili e la progressiva conseguente eliminazione del carbone.
E’ importante, dunque, avviare e spingere la transizione energetica per arrivare ad un modello industriale sostenibile attraverso un’economia circolare che coinvolga ogni settore. Edilizia, trasporti, industrie, produzione elettrica, per un cambiamento a 360 gradi in abbinamento alla preservazione ed al ripristino degli ecosistemi e della biodiversità. Il prossimo passo si deve fare a livello normativo e proprio in questi giorni si è riunito il Consiglio Affari Energia della UE.
All’interno del più ampio progetto Green Deal, l’UE si è accordata per il regolamento sul ripristino degli ecosistemi, denominato Nature Restoration Law, che prevede l’aumento della biodiversità, la protezione degli equilibri e delle azioni naturali come l’impollinazione e la pulizia dell’aria e dell’acqua. Inoltre contempla la tutela dalle inondazioni e la limitazione del riscaldamento globale con il rafforzamento della resilienza e dell’autonomia strategica europea. Prevenzione contro le catastrofi naturali e riduzione dei rischi per la sicurezza alimentare completano il quadro normativo.
Un equilibrio delicato quello da costruire tra protezione dell’ambiente e sostegno all’economia, con la conseguente concretizzazione di benefici sociali. La proposta, appena approvata, si avvale di misure di ripristino per coprire almeno il 20% delle zone terrestri e marittime dell’UE con il chiaro intento di risanare la natura in Europa. Si stabiliscono anche obbiettivi e obblighi specifici giuridicamente vincolanti per il raggiungimento del ripristino previsto per ogni singolo ecosistema individuato. Le preoccupazioni permangono per alcuni Stati membri tra cui l’Italia, che ha espresso una posizione negativa sulla questione per come è stata predisposta.
La delibera pro norma ha visto favorevoli 21 paesi, mentre sono risultati contrari Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia. L’opposizione del nostro paese alla proposta della Commissione europea per stabilire piani nazionali a tutela della biodiversità e il recupero degli ecosistemi degradati, nasce dai dubbi sul testo attuale ritenuto debole dal punto di vista delle garanzie di efficacia e applicabilità. Perplessità anche sulla disponibilità finanziaria che dovrebbe essere reperita prima dell’entrata in vigore del regolamento green, altrimenti il rischio è quello di perdere bilanciamento tra obbiettivi e fattibilità.
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