La comunicazione tra gli antenati dell’essere umano sembra essere più sofisticata di quanto si pensi. Diversi studi lo confermano.
L’uomo di Neanderthal, convissuto all’epoca dell’homo Sapiens, ma con caratteristiche diverse, ha preso il suo nome dalla località tedesca in cui furono ritrovati i primi resti. È vissuto nel Paleolitico medio, orientativamente tra i 30mila ed i 200mila anni fa. Si parla di ominide e non si uomo in quanto il livello evolutivo a quanto pare era ancora più vicino ai primati quali le scimmie. Nonostante ciò la sua vita, così come la sua scomparsa repentina, sono ancora avvolti nel mistero. Inizialmente, dopo il ritrovamento dei primi resti del cranio, si pensava non ad un antenato primate, bensì ad un essere umano con delle deformazioni fisiche. Poi vennero ritrovati simili reperti in Belgio e nel frattempo Darwin scrisse l’evoluzione della specie, che gettò luce nuova anche sul ritrovamento degli scheletri.
L’uomo di Neanderthal non era così primitivo. È testimoniato che avesse una buona organizzazione sociale, ed ora nuovi studi arricchiscono le conoscenze su questo nostro antenato. Il sistema comunicativo non era così essenziale, poteva raggiungere anche delle sofisticatezze che lo possono far identificare come linguaggio.
Dunque si tratta di linguaggio e non di lingua. Come è possibile che ad oggi arrivino scoperte su come parlavano i nostri antenati decine di migliaia di anni fa? La ricercatrice Mercedes Conde – Valverde, dell’Università di Alcalá in Spagna, ha iniziato partendo dalle componenti anatomiche dell’uomo di Neanderthal. Che sono assolutamente complete se raffrontate alle nostre.
Quindi, avendo nella bocca, nella gola e nei polmoni tutte le componenti per emettere suoni, gli ominidi dell’epoca erano in grado di generare suoni continui o ad intermittenza, molto simili a quello che è la composizione di una lingua parlata. Il che non significa che ci fosse un vocabolario di parole.
Senza dubbio in tutti gli animali la comunicazione serve a ottenere e dare informazioni, quali messaggi legati alla sopravvivenza o alla caccia. L’uomo di Neanderthal non ci dobbiamo aspettare che parlasse una lingua codificata, ma senza dubbio sentendo i suoi suoni ci saremmo resi conto che si trattava di un essere umano e non di un animale. Questo per la modalità espressiva dei suoni, che si sono certamente evoluti nel tempo, ma con una traccia già segnata decina di migliaia di anni fa.
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