È necessaria la tutela ambientale per i fiumi del sud del mondo, ma tutti sembrano restare solo a guardare. A lanciare un accorato allarme in questo senso è stata Greenpeace attraverso il rapporto dal titolo “Danni sommersi”, che punta il dito soprattutto sui danni ambientali provocati dall’inquinamento industriale nel corso del tempo. E non si tratta solo di conseguenze sull’ambiente, ma anche di costi piuttosto elevati che la società è costretta ad affrontare. Il tutto a causa delle sostanze nocive, che mettono a rischio anche la salute.
In sostanza si ripresenta alla ribalta dell’opinione pubblica la questione dell’inquinamento ambientale e nello specifico il problema dell’inquinamento delle acque, che mette in pericolo gli equilibri naturali del nostro ecosistema. Nel rapporto dettagliato elaborato dalla nota associazione ambientalista viene citato, fra i tanti casi da prendere in considerazione, quello del delta del Reno, che ha determinato diverse difficoltà nel processo di decontaminazione delle acque.
Secondo dei dati forniti dal WWF, l’inquinamento dei fiumi è un fenomeno che riguarda 26 corsi d’acqua su 30. Non si può restare quindi a guardare. Sono a rischio inquinamento i fiumi troppo sfruttati e probabilmente non è sufficiente un semplice accordo con i pescatori per difendere i corsi d’acqua dall’inquinamento dei fiumi.
Vittoria Polidori, che si occupa della campagna Inquinamento di Greenpeace, ha fatto notare:
L’inquinamento delle acque da composti chimici pericolosi ha determinato così tante difficoltà tecniche, economiche e politiche da essere ingestibile. Vogliamo mettere a disposizione dei Paesi emergenti le nostre drammatiche esperienze perché essi sappiano difendersi, visto che è proprio lì che è stata trasferita gran parte della produzione chimica e manifatturiera.