Sembra non ci sia più nessuna misura di tutela ambientale da adottare per salvare la barriera corallina: Haiti rischia così di doversi arrendere alla distruzione del suo leggendario fondo del mare. Più dell’85% delle forme di vita che gravitavano nella zona, infatti, sembrano definitivamente estinte. Un dramma nel dramma, visto che si tratta del paese più poveri di tutti gli States già provato da carestie e dal terremoto del 2010.
La crescita demografica ha obbligato la popolazione a intensificare la pesca in mare, non avendo cura delle risorse naturali disponibili: a tal proposito, infatti, anche la foresta è stata messa in seria difficoltà a cause dall’agricoltura intensiva della canna da zucchero, ad esempio.
Se a questa situazione si aggiungono i cambiamenti climatici e la prepotenza del settore turistico, è chiaro che le concause che hanno creato questo disastro ambientale sono molteplici. Gli attivisti vorrebbero riuscire a salvare il più possibile dalla pesca selvaggia e dalla capacità distruttiva delle alghe anche con la collaborazione del governo locale, magari costituendo delle vere e proprie aree protette, ma al momento la possibilità di successo sembra assai limitata.
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